giovedì 13 agosto 2009

LETTERA APERTA A NICHI




Caro compagno Nichi, scriviamo a te ma ci rivolgiamo a tutti. “L’incredibile e permanente spettacolarizzazione dell’inchiesta” del pm Desiree Digeronimo è sempre più contrassegnata da una perfida speculazione politica. Qualcuno chiede le tue dimissioni, naturalmente fa orecchie da mercante, perché sa che non sei indagato, e che il sistema Tarantini ha precise connotazioni: amicizie politiche e anche di magistrati, che non ci riguardano.
Il tg berlusconiano a reti unificate quotidianamente inserisce l’inchiesta del pm sopracitato nei propri servizi; è in atto una campagna diffamatoria contro la Regione Puglia e soprattutto contro chi la governa. Con ciò non vogliamo accusare la magistratura, ma denunciare con forza e piena legittimità la greve e subdola informazione di regime. La tua lettera aperta al pm Digeronimo rappresenta un gesto straordinario di autodifesa civile e democratica, perché molti vogliono confondere l’inchiesta in atto con te, il tuo nome, e la nostra storia. C’è un aspetto che noi riteniamo fondamentale per chi intraprende e svolge un ruolo politico di primaria importanza, che ti contraddistingue: di fronte a delle indagini non hai risposto con accuse e anatèmi nei confronti della magistratura, ma hai messo in risalto, con assoluta trasparenza, ciò che desta dubbi e perplessità nelle indagini in atto. Tutto ciò rappresenta un grande insegnamento anche per tutti coloro che ancora credono nella buona e bella politica, perché hai sempre accolto e non delegittimato l’intervento della magistratura, sicuro, come lo siamo noi, della tua purezza.
Per te, per noi, per la nostra storia la magistratura non è un nemico e non lo sarà mai, ma non possiamo accettare la mistificante campagna mediatica che attua “un paradossale capovolgimento logico per il quale i briganti prendono il posto dei galantuomini e viceversa”.
Abbiamo deciso di far sentire la nostra voce, pacificamente, per continuare la rivoluzione gentile in Puglia. Perché il cambiamento ha insito nel proprio status politico il carattere dell’ulteriorità, il cambiamento è continuo e deve continuare.
Resisti compagno Nichi, noi siamo per il cambiamento.

giovedì 6 agosto 2009

DALLA PARTE DEGLI ULTIMI….SEMPRE!!!

Ibrahim Mohamed Issak non è il nome di un dittatore africano o di un fondamentalista islamico, ma è il cognome e il nome di un giovane ragazzo somalo nato trent’anni fa a Mogadiscio, in Somalia.
La Somalia è una nazione dell’Africa, situata precisamente nel cosiddetto Corno d’Africa, che si affaccia sull’oceano indiano. Purtroppo noi italiani siamo molto legati alla Somalia, dico purtroppo, perché lo siamo per due aspetti storici e inquietanti.
La Somalia diviene colonia italiana nel 1904, quando il governo italiano decide di assumersi la responsabilità diretta sulla colonia del Benadir (che riceve il nome di Somalia) sino ad allora nelle mani di una compagnia commerciale italiana privata che controllava le dogane di cinque porti della costa somala. Successivamente con il fascismo e il governatore Cesare De Vecchi, nel 1923,si conducono una serie di costose campagne per ridurre il Nord (sultanati), all'obbedienza. Lo stesso Mussolini riconosce i metodi autoritari accompagnati da eccidi crudeli e gratuiti.
Le nostre responsabilità, non parlo di una colpa biologica e storica che investe tutti gli italiani, vi sono, e sicuramente la Somalia non può esserci indifferente.
Non può esserci indifferente, anche, perché nel marzo del 1994 a Mogadiscio un commando somalo uccide Ilaria Alpi, inviata del tg3, e l’operatore Miran Hrovatin, presenti per seguire e raccontare la guerra tra fazioni che stava insanguinando il Paese africano e le operazioni militari lanciate dagli Usa con il nome di "Restor Hope", con l'appoggio di numerose nazioni alleate, compresa l'Italia, per porre fine alla guerra interna e ristabilire un minimo di legalità nel disastroso scenario somalo. L’inchiesta della nostra giornalista, arrivò fino a porre in evidenza il traffico internazionale, illecito, di rifiuti tossici e radioattivi in partenza e in transito dall’Italia e diretti proprio in Somalia.
Oggi la Somalia è uno degli stati politicamente più instabili al mondo, secondo il Rapporto Unicef del 12 giugno 2009, vi sono oltre 117.000 sfollati, 900 tra morti e feriti in un mese di scontri a Mogadiscio, circa 200.000 bambini malnutriti, di cui 90.000 in pericolo di vita.
Issak proviene da lì, il suo viaggio verso una terra della speranza, dura all’incirca cinque mesi, perché attraversa il Kenya, poi l’Etiopia, passando dal Sudan e finire in Libia, dove viene percosso e picchiato dalla polizia libica, e il nostro governo continua a fare accordi con la Libia, proprio sulla gestione delle politiche migratorie e i relativi respingimenti. Successivamente dalla Libia aspetta il momento opportuno, sborsa la cifra di 2.800 $, molti per lui, e raggiunge Lampedusa. Appena arrivato in Italia viene trasportato a Pisa, poi a Massa Carrara. La questura di Massa rilascia il permesso di soggiorno e lo status di protezione sussidiaria. Vuol dire, in parole povere, che per tutto il periodo della validità del permesso di soggiorno Issak è come qualsiasi altro cittadino italiano, ha diritti e doveri di un qualunque cittadino italiano.
L’odissea issakiana continua, egli vuole lavorare, allora scende giù da noi, forse qualcuno gli avrà detto che nelle nostre campagne c’è lavoro, c’è la stagione dell’oro rosso, poi dell’uva, un posto si troverà. Forse Issak non sa, che una buona parte di persone come lui, dalle nostre parti purtroppo vengono schiavizzate, de-personalizzate e ridotte a puri automi e ingranaggi della religione della modernità: il profitto, scisso dall’idea di ricchezza sociale. Allora s’intrufola in un treno e scende giù, arriva a Foggia e poi viene da noi. Naturalmente Issak non ha soldi, ha una famiglia in Somalia, che è una bella ricchezza, ma ha dovuto lasciarla con un arrivederci, per aspettare tempi migliori. E’ ad Orta Nova, nella nostra terra, e non possedendo nulla, dimora per strada, in un angolo, e dorme lì. Per mangiare si reca alla mensa della Caritas nostrana, ma dorme lì per strada, non ha un tetto, non ha nemmeno un cuscino, quelli che passano gli dicono di andarsene di lì, perché dà fastidio. Lui ci dà fastidio, è vero e proprio così, ci da fastidio perché mette a nudo la nostra ipocrita esistenza, perché svela il nostro assurdo stile di vita consumista, perché ‘puzza’ di povertà.
In questo momento Issak ha una dimora temporanea, grazie alla disponibilità e all’impegno caritatevole di don Giacomo e di tutti coloro che gestiscono la caritas parrocchiale. Ma Issak ha messo in risalto la mancanza di un piano sociale e di strutture di accoglienza nel nostro paese. La nostra è una terra di passaggio per numerosi lavoratori stagionali, soprattutto stranieri, pertanto come comunità, collettività e comune, inteso come organo istituzionale, dovremmo dotarci di un piano sociale di zona alternativo, di una struttura di accoglienza, di un osservatorio dei fenomeni sociali, di politiche per l’inclusione sociale e i diritti di cittadinanza, di politiche per la rimozione totale del disagio economico-sociale, di politiche per il contrasto alla devianza, alla droga, alla criminalità organizzata. Lungi da me fare polemica, ma tutti questi aspetti e tanti altri, vanno,una volta per tutte, messi sul tavolo del confronto e del dialogo tra le parti sociali del paese, per non relegare alla sola assistenza caritatevole e provvisoria la gestione di casi del genere (pensiamo al caso di Pavel accolto da don Giuseppe). Non possiamo basare e far finta di risolvere la nostra questione sociale con alcuni soggiorni estivi a minori e anziani (cose nobilissime), con alcuni panettoni a Natale e contributi ordinari e straordinari ad alcune famiglie, senza assumersi con responsabilità la gestione di una programmazione alternativa. Dico ciò, perché paesi come Monte Sant’Angelo e altri, con i contributi europei e regionali hanno dato vita a piani sociali di zona che hanno letteralmente cambiato il volto delle loro città. Perché la cosa che più ci deve preoccupare è: la mancanza di risposte istituzionali e politiche a determinati problemi.
Issak, adesso, ha bisogno di un lavoro, pertanto lancio un appello a tutti coloro che hanno bisogno di manodopera, di poter dare ad Issak la possibilità di avere un lavoro, che gli consentirebbe di avere, anche, una dimora più stabile, come quella dell’albergo diffuso, che ospita solo immigrati che hanno un contratto di lavoro stagionale.
Dobbiamo avere la forza di passare dal sogno al progetto di una città diversa e di un futuro con il NOI; il noi di una città conviviale e pacifica, dove nessuno è straniero.

lunedì 3 agosto 2009

ORO ROSSO - DAL REALITY ALLA REALTA'

















UNA MOBILITAZIONE STRAORDINARIA CONTRO LO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO IN AGRICOLTURA E LA NEGAZIONE DEI DIRITTI UMANI NEI CONFRONTI DEI MIGRANTI.


E´ la campagna nazionale “ORO ROSSO. Dal realtà alla realtà”, promossa dalla CGIL e FLAI nazionale, regionale e di Capitanata dal 2 al 12 agosto prossimo, e che vedrà protagonisti 40 dirigenti di CGIL e FLAI provenienti da tutte le regioni italiane, che si sommeranno ad altrettanti dirigenti della Puglia e della Capitanata, assieme impegnati in un presidio quotidiano delle campagne al fine di tutelare e informare lavoratrici e lavoratori sui proprio diritti. La sera dibattiti ed eventi culturali nei centri della piana del Tavoliere. La mobilitazione fa seguito alle iniziative che CGIL e FLAI di Foggia hanno messo in campo per contrastare il fenomeno del lavoro nero e dello sfruttamento dei braccianti nell´agro di Capitanata, spesso sfociato in vere e proprie forme di riduzione in schiavitù ai danni dei lavoratori stranieri. Dal “Camper dei diritti” del 2007 al progetto “Diritti in campo” dello scorso anno, la CGIL e la FLAI sono impegnate in nuove forme di tutela e vertenzialità itinerante, un presidio democratico di quelle campagne che soprattutto nel periodo estivo, in concomitanza con la raccolta del pomodoro, diventano in provincia di Foggia meta privilegiata per migliaia di lavoratori stranieri. L´iniziativa di CGIL e FLAI sarà presentata nel corso di una conferenza che si terrà lunedì 3 agosto, a partire dalle ore 11.00, presso la sala riunioni “Michele Magno” della Camera del Lavoro Territoriale di Foggia, in via della Repubblica 68. Ai giornalisti verrà distribuito il programma completo degli eventi. Alla conferenza stampa parteciperanno Piero Soldini, responsabile dipartimento immigrazione CGIL Nazionale; Salvatore Lo Balbo, segretaria FLAI CGIL Nazionale; Giovanni Forte, segretario generale della CGIL di Puglia; Giuseppe De Leonardis, segretario generale della FLAI Puglia; Nicola Affatato, segretario generale della Camera del Lavoro di Capitanata; Daniele Calamita, segretario generale della FLAI di Foggia.
CAMPAGNA NAZIONALE FOGGIA 2-12 AGOSTO
ORTA NOVA Ore 19:30 Piazza P. Nenni
Dibattito sul tema: Braccianti e narrativa
Partecipano:
- Alessandro Leogrande, autore del libro "Uomini e Caporali"
- Anselmo Botte, autore del libro "Mannaggia la miseria"
- Michele Trecca, critico letterario
- Ivano Galli, segreteria nazionale FLAI CGIL
- Giuseppe De Leonardis, segretario generale FLAI CGIL Puglia
Ore 21:00 Piazza P. Nenni
Spettacolo musicale con
ENRICO CAPUANO & ZULU'

P.S. Chiunque vuole il programma completo può recarsi presso la sede del nostro partito in via De Maio oppure presso la sede della Cgil di Orta Nova