La storia d'amore tra Yosseph Poliakoff e Helen Hirsch narrata da
Raffaella Sacchitelli non è una semplice storia d'amore fatta di numerosi
incontri, costellata da infinite gelosie, ornamentata da baci e carezze che
spesso sembrano vessilli di una mercificazione dell'amore. La storia di Yosseph
ed Helen è la storia di un incontro casuale, scaturito da una semplice
passeggiata al mercato di Rynek Starego Miaste di Varsavia, durante la quale
all'improvviso una visione colpisce lo sguardo di chi spensierato passeggia: è
la visione che cambia la vita, la visione di Helen che, angelicamente descritta,
rappresenta per ognuno di noi la possibilità di ricevere, in qualsiasi momento
della nostra quotidiana esistenza, un dono che ci cambia la vita.
Yosseph e Helen s'innamorano, provano a raccontarsi il loro
reciproco amore attraverso le parole; le parole e le epistole saranno le vie di
comunicazione e di salvezza; scrivere è sinonimo di vivere, la scrittura
diviene vita. Lo divine ancor di più quando Yosseph dapprima licenziato dal
proprio datore di lavoro, perché ebreo, viene deportato al campo di concentramento
di Dachau, dove comincerà a scrivere delle annotazioni.
L'amore non si ferma, ma è capace di travolgere la vita delle
persone, se uno ama, dona se stesso e inconsapevolmente dona amore e vita ad
altre persone. Come tutte le cose belle, che brillano nel buio della notte,
così l'amore di Yosseph e Helen non si limita ad illuminare le loro singole
esistenze, ma sarà una riserva di luce per Yehoudith, una ragazza, anche lei
rinchiusa nel campo di Dachau. Mentre Yehoudith riuscirà a salvarsi, Yosseph morirà, ma la ragazza
ha con sé il taccuino delle annotazioni di Yosseph. Yehoudith, così, ricolma di amore, trasmessole dal suo amico di
prigionia, diviene la protagonista del racconto e, saputo della residenza
americana di Helen andrà alla sua ricerca. La ragazza libera per amore si sente vincolata dallo stesso amore a
dover affrontare una missione, perché i buoni sentimenti richiedono sempre
delle missioni da compiere, la chiamata, la vocazione prima o poi arriva per
tutti. Yehoudith porta a compimento la propria missione, ritrova Helen e
le restituisce quel taccuino delle annotazioni.
Mi ha molto colpito questo enorme potere che possiedono le cose
semplici, un modesto taccuino è il veicolo di salvezza di diverse esistenze che
attraversano pagine buie della storia dell'umanità, con la speranza che
qualcosa di diverso possa sempre accadere.
Siamo di fronte ad un libro che si
propone come patrimonio di tutti, ognuno di noi può ritrovare al suo interno
pezzi di sé, oppure farlo proprio. Infatti il lavoro di Raffaella è dedicato a
Vito Antonio Gammarota, un amico che non c'è più fisicamente, ma che, mi
permetto di aggiungere una dedica personale, assieme a Giovanni Laurenzano,
sono "nelle nuvole che camminano veloci e libere nel cielo" e ci
danno una mano ad andare avanti.
Il colore delle nuvole è un libro che
ci aiuta a riflettere sul dolore, sulla sofferenza causata dalla malvagità
dell'uomo, ma ci invita con altrettanto vigore a rivolgere lo sguardo alle cose
essenziali della vita, perché solo esse ci permettono di superare gli ostacoli,
apparentemente insormontabili, che la vita ci pone di fronte.
Un libro adatto per insorgere contro l'anestetizzazione dei sentimenti e delle passioni e per non dimenticare che gli uomini nascono liberi e eguali, che siano rom, omosessuali, anziani o diversamente abili.
Arturo Gianluca Di Giovine