sabato 26 ottobre 2013

A CIASCUN (NOSTRANO) IL SUO.


A ciascuno il suo è un romanzo giallo di Sciascia, nel quale l’autore pone in risalto una storia di intrighi politico-mafiosi, e la consequenziale ricerca della verità, non è appannaggio esclusivo della magistratura e/o delle forze dell’ordine, ma di un ‘normale’ cittadino: il  professore Lauretana.
Da A ciascuno il suo, vi presentiamo A ciascun (nostrano) il suo.
Nella città di Nostranopoli, l’amministrazione comunale dopo aver vinto le elezioni, perde alcuni pezzi e cerca di salvarsi pescando menti e mani dall’alta parte della barricata.
Ne arrivano in soccorso due, di cui uno si chiama Agippo il Pallonaro, consigliere comunale e imprenditore del territorio. Agippo il Pallonaro vuole ottenere dei ‘favori’ dall’amministrazione, la quale se lo porta in canzone fino a quando il consigliere imprenditore, stufo di aspettare, minaccia di far cadere l’amministrazione.
Ma le cose si complicano, perché in quel momento un altro imprenditore Pergamena il Palazzinaro, vince un bando molto importante. In questo bando, vinto da Pergamena il Palazzinaro, ci sono molti soldi che a detta di Agippo il Pallonaro non sono tutti destinati alla realizzazione delle opere, ma una parte potrebbe andare agli amici degli amici, degli amici, degli amici, degli amici……
Agippo il Pallonaro pensa che questo sia il motivo principale degli avvertimenti avuti da un oscuro signore, il quale ha intimato ad Agippo Pallonaro di votare per la maggioranza e non farla cadere.

Qui si conclude la nostra storia e mi raccomando ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.  

giovedì 24 ottobre 2013

GLI EFFETTI DEGLI SGOMBERI NON FINISCONO MAI….


L’impolitica degli sgomberi non ha un effetto immediato e limitato, ma si prolunga e investe le vite di quelle persone che hanno subito lo sgombero, in quanto sono costrette a migrare nuovamente nella ricerca di una nuovo edificio, casolare che abbia la parvenza di una casa. Questo perché chi ordina gli sgomberi non lavora e co-ostruisce con i soggetti le alternative abitative e sociali. Ho scritto co-costruisce in quanto durante lo sgombero la responsabile della cultura e della scuola del gabinetto del sindaco, Marilena De Finis, sosteneva di aver offerto un’alternativa ai soggetti dello sgombero, ma un’alternativa imposta e non costruita, partecipata e analizzata con i diretti interessati.
Ritornando alle conseguenze degli sgomberi, devo amaramente rammentare che una famiglia con figli regolarmente iscritti a scuola si è trasferita a Stornara; i due bambini, in quanto non vogliono cambiare scuola (ed hanno ragione!!!) attualmente raggiungono la scuola prendendo il pullman Stornara-Orta Nova. Le due vittime della cieca politica degli sgomberi dovranno fare un po’ di strada provinciale a piedi (perché vivono in campagna) per raggiungere la fermata del pullman.

Come possiamo ben notare gli effetti degli sgomberi non finiscono mai…come i rotoloni regina, che possono essere la vera alternativa professionale per chi lavora nel gabinetto del sindaco.

domenica 20 ottobre 2013

NOI NON DIMENTICHIAMO....



Alla C.A.
Sua Eccellenza Prefetto di Foggia Dott.ssa Luisa Latella
UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali
del sindaco del Comune di Orta Nova
del Comando dei CC stazione di Orta Nova
al Comando dei V.U. di Orta Nova






A seguito delle ordinanze sindacali di sgombero di insediamenti abusivi nr.24 del 13 agosto 2013, nr.27 del 17 settembre 2013 e nr.28 del 17 settembre 2013, il movimento politico L’Orta Nova che vorrei ritiene che gli sgomberi sono stati realizzati in assenza delle garanzie procedurali previste dalle normative internazionali.
Da molto tempo il Programma delle Nazioni Unite UN-Habitat e l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR) hanno avviato varie consultazioni e redatto documenti che esprimono la loro netta contrarietà agli sgomberi forzati. Lo Special Rapporteur Miloon Khotari ha promosso vari rapporti in merito agli sgomberi e nel 2004 ha redatto alcune raccomandazioni.
Infine si è giunti alla pubblicazione dei principi basilari e delle linee guida volte alla prevenzione degli sgomberi forzati, “Basic principles and guidelines on development based evictions and displacement”.
Ogni intervento deve assolutamente rispettare le normative vigenti e gli obblighi internazionali e deve promuovere esclusivamente il benessere generale. Prima di ogni sgombero risulta necessario, al fine di tutelare i diritti umani, dare informazioni accurate a tutti coloro che saranno colpiti dalla misura, verificando se ci sono opportunità pubbliche di confronto e concertazione nei diversi piani istituzionali, al fine di fornire un tempo ragionevole per contestare le scelte, presentare obiezioni e proposte, come pareri giuridici e tecnici. Inoltre, le amministrazioni dovrebbero verificare ogni possibile alternativa allo sgombero, identificando assieme ai soggetti coinvolti soluzioni valide per i soggetti più deboli; perché lo sgombero non dovrebbe portare alla perdita di una dimora per chi lo subisce. Le linee guida, secondo l'ipotesi alternativa, dovrebbero garantire, prima dello svolgimento dello sgombero stesso, la disponibilità di una struttura alternativa dotata di acqua, corrente elettrica, servizi igienici, accesso stradale e a servizi scolastici. Pertanto chi subisce uno sgombero deve poter usufruire di opportunità importanti, come quella di essere ascoltato dalle istituzioni, di aver la possibilità di un supporto legale; mentre per quanto concerne le compensazioni bisogna tenere in considerazione il rischio di perdita, durante la fase esecutiva dello sgombero, di oggetti e beni personali, ma anche perdita di opportunità come il lavoro, la salute, l’abitazione e la scuola.

Pertanto, alla luce di quanto riportato, riteniamo che


gli sgomberi sopracitati si caratterizzano come illegittimi e violativi delle prescrizioni di legge in premessa indicate in ragione delle seguenti circostanze: per la mancanza di reale, genuina e istituzionale consultazione con le comunità rom sulle possibili alternative abitative; dall’assenza di mediatori linguistici e culturali in ogni fase del procedimento; dalla mancanza di ricorso legale; dalla distruzione privata di beni privati e dall’assenza di indicazioni su possibilità di rimborso per le perdite subite.

L'ORTA NOVA CHE VORREI

venerdì 18 ottobre 2013

LA QUESTIONE SOCIALE ORTESE.


Mentre mi dirigo in Chiesa vengo fermato da due persone che mi espongono due problemi che riguardano situazioni differenti, ma, penso, strettamente connesse e che dipingono il quadro, letteralmente munchiano, del nostro territorio. Al fine di garantire l’anonimato delle persone che mi hanno esposto le diverse ma complementari problematiche, useremo il nome di persona 1 per l’esposizione del primo problema e persona 2 per il secondo.
Persona 1. Presso contrada la Palata, dopo l’indecoroso e, a mio avviso, disumano  sgombero, alcune famiglie sono ritornate in alcuni casolari, ma in questi giorni qualcuno si è recato presso di loro dicendogli che i casolari, ove queste famiglie vivono, verranno abbattuti (uno è già stato distrutto); hanno a disposizione venti giorni per andarsene e trovare un’altra sistemazione. 
Persona 2. Tre famiglie residenti ad Orta Nova, sono rimaste senza casa, pertanto sono entrate in uno stabile abbandonato in Via Puglie e lì sono da tre giorni e due notti. La piccola palazzina probabilmente era di proprietà di una famiglia ortese, che altrettanto probabilmente l’ha venduta ad un acquirente (al momento non conosciamo il nome). Naturalmente sono indiscrezioni avute da amici e conoscenti che potrebbero anche non corrispondere al vero. Tuttavia il dato importante da sottolineare è l’estrema precarietà igienico – sanitaria e sociale nella quale versano queste famiglie. Alcune persone mi raccontano di essere state dal sindaco, che purtroppo non ha voluto ricevere e/o dialogare con loro e così sono lì in quelle condizioni. Le due problematiche riguardano persone differenti, anche di nazionalità differenti (per rispondere a chi ci dice che ‘aiutiamo’ solo gli stranieri), ma accomunate dalla mancanza di un alloggio dove poter dormire, mangiare, ridere, giocare, accudire i propri figli , riscaldarsi e aiutarsi. Qualsiasi persone e famiglia,  qualunque siano le mancanze (naturalmente non di natura penale) ha il sacrosanto diritto alla casa, ad abitare in condizioni dignitose.  C’è un Orta Nova straricca e illegale, piena di averi, di beni, possedimenti, che continua a bruciare vite nel territorio e c’è un Orta Nova povera, senza case, che purtroppo corre il rischio di cadere nelle grinfie della prima Orta Nova, quella perbenista, con il colletto bianco e profondamente ingiusta. Abbiamo il dovere di aprire una grande discussione pubblica che porti subito a soluzioni per la questione sociale ortese, dobbiamo tutti (associazioni, parrocchie, istituzioni, sindacati, partiti e movimenti) discutere e trovare alternative eque e dignitose (piano di residenze popolari, agenzia sociale di intermediazione abitativa, una coalizione contro le povertà), altrimenti la situazione scoppierà e la possibile via di giustizia, si potrà trasformare in un’orrenda guerra tra poveri e ultimi che non farà altro che giovare alla prima Orta Nova, quella ricca, avara e criminale

venerdì 11 ottobre 2013

METTIAMO AL CENTRO DELLA POLITICA LA NOSTRA COSTITUZIONE


Il prossimo appuntamento: una grande manifestazione nazionale in nome della Costituzione sabato 12 ottobre a Roma. "Il primo testo antimafia nel nostro Paese e' la Costituzione italiana. Se venisse rispettata fino in fondo. Lì troviamo le regole del nostro essere e del nostro agire. La Costituzione è un manuale di cittadinanza da conoscere e praticare" Don Luigi Ciotti fondatore di Libera.

La via maestra è il documento firmato da Lorenza Carlassare, Don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky che è stato presentato a Roma domenica 8 settembre, all'assemblea indetta dalle associazioni per la Costituzione.

La via maestra
1. Di fronte alle miserie, alle ambizioni personali e alle rivalità di gruppi spacciate per affari di Stato, invitiamo i cittadini a non farsi distrarre. Li invitiamo a interrogarsi sui grandi problemi della nostra società e a riscoprire la politica e la sua bussola: la Costituzione. La dignità delle persone, la giustizia sociale e la solidarietà verso i deboli e gli emarginati, la legalità e l'abolizione dei privilegi, l'equità nella distribuzione dei pesi e dei sacrifici imposti dalla crisi economica, la speranza di libertà, lavoro e cultura per le giovani generazioni, la giustizia e la democrazia in Europa, la pace: questo sta nella Costituzione. La difesa della Costituzione non è uno stanco richiamo a un testo scritto tanti anni fa. Non è un assurdo atteggiamento conservatore, superato dai tempi. Non abbiamo forse, oggi più che mai, nella vita d'ogni giorno di tante persone, bisogno di dignità, legalità, giustizia, libertà? Non abbiamo bisogno di politica orientata alla Costituzione? Non abbiamo bisogno d'una profonda rigenerazione bonificante nel nome dei principi e della partecipazione democratica ch'essa sancisce? Invece, si è fatta strada, non per caso e non innocentemente, l'idea che questa Costituzione sia superata; che essa impedisca l'ammodernamento del nostro Paese; che i diritti individuali e collettivi siano un freno allo sviluppo economico; che la solidarietà sia parola vuota; che i drammi e la disperazione di individui e famiglie siano un prezzo inevitabile da pagare; che la partecipazione politica e il Parlamento siano ostacoli; che il governo debba essere solo efficienza della politica economica al servizio degli investitori; che la vera costituzione sia, dunque, un'altra: sia il Diktat dei mercati al quale tutto il resto deve subordinarsi. In una parola: s'è fatta strada l'idea che la democrazia abbia fatto il suo tempo e che si sia ormai in un tempo post-democratico: il tempo della sostituzione del governo della "tecnica" economico-finanziaria al governo della "politica" democratica. Così, si spiegano le "ineludibili riforme" - come sono state definite -, ineludibili per passare da una costituzione all'altra.
La difesa della Costituzione è dunque innanzitutto la promozione di un'idea di società, divergente da quella di coloro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla formalmente. È un impegno, al tempo stesso, culturale e politico che richiede sia messa in chiaro la natura della posta in gioco e che si riuniscano quante più forze è possibile raggiungere e mobilitare. Non è la difesa d'un passato che non può ritornare, ma un programma per un futuro da costruire in Italia e in Europa.

2. Eppure, per quanto si sia fatto per espungerla dal discorso politico ufficiale, nel quale la si evocava solo per la volontà di cambiarla, la Costituzione in questi anni è stata ben viva. Oggi, ci accorgiamo dell'attualità di quell'articolo 1 della Costituzione che pone il lavoro alla base, a fondamento della democrazia: un articolo a lungo svalutato o sbeffeggiato come espressione di vuota ideologia. Oggi, riscopriamo il valore dell'uguaglianza, come esigenza di giustizia e forza di coesione sociale, secondo la proclamazione dell'art. 3 della Costituzione: un articolo a lungo considerato un'anticaglia e sostituito dall'elogio della disuguaglianza e dell'illimitata competizione nella scala sociale. Oggi, la dignità della persona e l'inviolabilità dei suoi diritti fondamentali, proclamate dall'art. 2 della Costituzione, rappresentano la difesa contro la mercificazione della vita degli esseri umani, secondo le "naturali" leggi del mercato. Oggi, il dovere tributario e l'equità fiscale, secondo il criterio della progressività alla partecipazione alle spese pubbliche, proclamato dall'art. 53 della Costituzione, si dimostra essere un caposaldo essenziale d'ogni possibile legame di cittadinanza, dopo tanti anni di tolleranza, se non addirittura di giustificazione ed elogio, dell'evasione fiscale. Ecco, con qualche esempio, che cosa è l'idea di società giusta che la Costituzione ci indica. Negli ultimi anni, la difesa di diritti essenziali, come quelli alla gestione dei beni comuni, alla garanzia dei diritti sindacali, alla protezione della maternità, all'autodeterminazione delle persone nei momenti critici dell'esistenza, è avvenuta in nome della Costituzione, più nelle aule dei tribunali che in quelle parlamentari; più nelle mobilitazioni popolari che nelle iniziative legislative e di governo. Anzi, possiamo costatare che la Costituzione, quanto più la si è ignorata in alto, tanto più è divenuta punto di riferimento di tante persone, movimenti, associazioni nella società civile. Tra i più giovani, i discorsi di politica suonano sempre più freddi; i discorsi di Costituzione, sempre più caldi, come bene sanno coloro che frequentano le aule scolastiche. Nel nome della Costituzione, ci si accorge che è possibile parlare e intendersi politicamente in un senso più ampio, più elevato e lungimirante di quanto non si faccia abitualmente nel linguaggio della politica d'ogni giorno. In breve: mentre lo spazio pubblico ufficiale si perdeva in un gioco di potere sempre più insensato e si svuotava di senso costituzionale, ad esso è venuto affiancandosi uno spazio pubblico informale più largo, occupato da forze spontanee. Strade e piazze hanno offerto straordinarie opportunità d'incontro e di riconoscimento reciproco. Devono continuare ad esserlo, perché lì la novità politica ha assunto forza e capacità di comunicazione; lì si sono superati, per qualche momento, l'isolamento e la solitudine; lì si è immaginata una società diversa. Lì, la parola della Costituzione è risuonata del tutto naturalmente.

3. C'è dunque una grande forza politica e civile, latente nella nostra società. La sua caratteristica è stata, finora la sua dispersione in tanti rivoli e momenti che non ha consentito di farsi valere come avrebbe potuto, sulle politiche ufficiali. Si pone oggi con urgenza, tanto maggiore quanto più procede il tentativo di cambiare la Costituzione in senso meramente efficientistico-aziendalistico (il presidenzialismo è la punta dell'iceberg!), l'esigenza di raccogliere, coordinare e potenziare il bisogno e la volontà di Costituzione che sono diffusi, consapevolmente e, spesso, inconsapevolmente, nel nostro Paese, alle prese con la crisi politica ed economica e con la devastazione sociale che ne consegue.
Anche noi abbiamo le nostre "ineludibili riforme". Ma, sono quelle che servono per attuare la Costituzione, non per cambiarla.

Lorenza Carlassare
Don Luigi Ciotti
Maurizio Landini
Stefano Rodotà
Gustavo Zagrebelsky


lunedì 7 ottobre 2013

CON LA FRUSTA (IN TUTTI I SENSI)

1. Stiamo vivendo ad Orta Nova un periodo di intolleranza nei confronti degli stranieri, in particolare dei romeni, qual è la ricetta di Gianluca Di Giovine?
Non ho la presunzione di possedere ricette precostituite, ma penso che il problema di intolleranza nasce da una profonda crisi economico-sociale e morale che ha bisogno di un capro espiatorio, ossia i rom. C’è un pregiudizio etnico nei confronti dei cittadini della comunità europea. Noi possiamo mettere insieme le forze migliori del paese, associazioni, parrocchie, istituzioni e promuovere un grande piano contro le povertà. Redistribuzione delle ricchezze, colpire quelle ricchezze ingiuste e criminali, e organizzare strategie di inclusione e riduzione delle povertà. Potremmo costituire un’agenzia d’intermediazione sociale-abitativa in modo tale da andare alla ricerca di case sfitte e provare a convincere i proprietari per farle affittare per chi ne ha bisogno; ri-valutazione e rafforzamento dei centri per l’impiego per intraprendere, con progetti e nuove figure professionali, percorsi di orientamento al lavoro; organizzare e implementare servizi socio-sanitari prossimi e vicini a chi non può permetterseli e infine puntare su un grande piano formativo di cittadinanza inclusiva.
2. Come mai la chiesa, secondo lei non è scesa in campo su questa vicenda?
La Chiesa di Orta Nova, con le sue quattro parrocchie ha grandi responsabilità per quello che sta succedendo, perché penso che un’azione sinergica, una programmazione della Carità nel territorio potrebbe ridurre molti disagi e bisogni primari. Il clima di tranquillità sociale, con il quale si sono permessi gli sgomberi senza affrontare sul piano umanitario e di riconoscimento de diritti e doveri delle persone nelle varie emergenze, è stato un viatico per far cantare vittoria a quella fetta di politica nostrana che pensa solo al consenso misero e populistico; tra questi ci metto il Pdl e il Pd, centro-destra e pseudo centro-sinistra. Mi aspettavo quel sano e pacifico esercizio del dissenso contro il potere che schiaccia le vite di scarto di una società opulenta e criminale, mentre il silenzio è stato tanto brutto quanto l’azione di sgombero.
3. C’è un rischio xenofobia ortese?
Non è un rischio, è un dato di fatto che stride con la nostra vocazione storica; noi siamo terra di transumanza, di passaggi, di incontri, di pastorizia e coltivazione, abbiamo un legame con la terra, dalla quale Dio ha creato il primo uomo Adamo (adam, terra). Non possiamo farci schiacciare dall’idea autarchica di una città chiusa, de-umanizzata, ma dobbiamo accogliere con intelligenza e sentimento le sfide dell’inclusione.
4. Come mai si è tirato fuori dalla proposta governativa del centro sinistra ortese, al tempo della preparazione delle liste per le elezioni comunali 2011?
Credo che il motivo sia di dominio pubblico: l’idea di costituire un’alleanza di governo con chi ha sempre governato e purtroppo rovinato il nostro territorio, perché assieme a Moscarella e le sue truppe cammellate, c’è un gruppo di potere politico-economico che ha tentato un suicidio del territorio (discarica di rifiuti speciali). Questo aspetto poi è da collegare al fatto che ritenevamo pericoloso inserire queste persone nelle liste in quanto in un consiglio comunale con 9 consiglieri di maggioranza e 7 di opposizione bastano due soli consiglieri per mettere in crisi il governo della città. Così è avvenuto e l’attuale maggioranza si regge grazie al voto di due consiglieri eletti nelle file della minoranza. Infine noi dovevamo sottoscrivere un documento nel quale riconoscevamo all’allora segretario dell’Udc Dino Russo (ex assessore ai servizi sociale della giunta Moscarella) il ruolo di vicesindaco. Per questi motivi abbiamo ritenuto non aderire a quell'idea di politica e ci siamo assunti le nostre responsabilità.
5. Si è pentito di quella scelta?
Assolutamente NO, se dovessi tornare indietro rifarei le stesse scelte, tuttavia non posso non riflettere sulle operazioni di discredito, di marginalizzazione e tentativi di divisioni interni che abbiamo subito nel corso di questi anni. Con quella scelta ci hanno tolto illegalmente il partito (SeL) e abbiamo perso alcuni amici che hanno preferito non rischiare pezzi del proprio futuro, perché l’odio e la cattiveria di alcune componenti politiche del territorio è veramente infernale e cerca di distruggere le persone che ritengono nemiche.
6. Oggi di fatto il movimento politico L’Orta Nova che vorrei, non esiste più, è stato un flop quella scelta?
Il movimento politico L’Orta Nova che vorrei si è messo a disposizione di altri soggetti per cercare di costruire un fronte più ampio di partecipazione e condivisione di scelte politiche. Se questo futuro movimento non riuscirà ad organizzarsi e cominciare l’attività politica, riproporrò a coloro che militavano nell’Orta Nova che vorrei di riprendere il movimento e ri-percorrere la strada della partecipazione e della democrazia per continuare a seminare in un territorio dove molti pensano che la politica sia solo raccogliere e vincere in qualsiasi modo. Noi, invece, riteniamo che la politica sia trasformazione del potere in servizio per gli ultimi, costi quel che costi.
7. Potrebbe essere Gianluca Di Giovine il prossimo sindaco di Orta Nova?
Qualora un nutrito gruppo di persone oneste e coraggiose mi vorrà come candidato sindaco sono a disposizione, anche se non mi ritengo all’altezza di quel ruolo, in quanto la figura del sindaco deve essere un polo attrattivo per diversi soggetti. Io sono troppo partigiano.
8. Come potrebbe rinascere Orta Nova sotto l’aspetto politico?
Orta Nova potrebbe ri-nascere solo se le persone oneste (ce ne sono tantissime) escono dalle loro case e s’impegnano nell’attività politica. Solo con un grande movimento di cittadinanza attiva possiamo cambiare le cose, ma ciò deve essere affiancato da un progetto di formazione politica della cittadinanza, in quanto credo che il problema politico del nostro territorio siamo noi stessi, in quanto elettori, che eleggiamo sempre la solita gente e chiediamo come contraccambio del voto, favori.
9. L’informazione locale è libera secondo lei?
Sicuramente ci sono blog liberi e indipendenti come la frusta e altri, ma una parte dell’informazione predominante è legata al potere di turno. Questa è un’altra caratteristica di una parte del territorio, l’idea che per fare qualcosa devi legarti per forza ad un potere politico o a chi governa e quindi esserne succube, mentre Orta Nova può crescere solo con l’autonomia e l’indipendenza di pensiero e con le azioni di chi si rivolta contro le ingiustizie e progetta un cambiamento realizzabile.
10. Un messaggio ai lettori de “lafrusta.it

Ai lettori della frusta faccio i miei più sinceri auguri per un presente e un futuro migliore, invitandoli a continuare ad informarsi e partecipare attivamente alla difesa e progettazione della democrazia nel nostro territorio.