1. Stiamo vivendo ad Orta Nova un periodo di
intolleranza nei confronti degli stranieri, in particolare dei romeni, qual è
la ricetta di Gianluca Di Giovine?
Non ho la presunzione di possedere ricette precostituite, ma penso che
il problema di intolleranza nasce da una profonda crisi economico-sociale e
morale che ha bisogno di un capro espiatorio, ossia i rom. C’è un pregiudizio
etnico nei confronti dei cittadini della comunità europea. Noi possiamo mettere
insieme le forze migliori del paese, associazioni, parrocchie, istituzioni e
promuovere un grande piano contro le povertà. Redistribuzione delle ricchezze,
colpire quelle ricchezze ingiuste e criminali, e organizzare strategie di
inclusione e riduzione delle povertà. Potremmo costituire un’agenzia d’intermediazione
sociale-abitativa in modo tale da andare alla ricerca di case sfitte e provare
a convincere i proprietari per farle affittare per chi ne ha bisogno;
ri-valutazione e rafforzamento dei centri per l’impiego per intraprendere, con
progetti e nuove figure professionali, percorsi di orientamento al lavoro; organizzare
e implementare servizi socio-sanitari prossimi e vicini a chi non può
permetterseli e infine puntare su un grande piano formativo di cittadinanza
inclusiva.
2. Come mai la chiesa, secondo lei non è scesa
in campo su questa vicenda?
La Chiesa di Orta Nova, con le sue quattro parrocchie ha grandi
responsabilità per quello che sta succedendo, perché penso che un’azione
sinergica, una programmazione della Carità nel territorio potrebbe ridurre
molti disagi e bisogni primari. Il clima di tranquillità sociale, con il quale
si sono permessi gli sgomberi senza affrontare sul piano umanitario e di
riconoscimento de diritti e doveri delle persone nelle varie emergenze, è stato
un viatico per far cantare vittoria a quella fetta di politica nostrana che
pensa solo al consenso misero e populistico; tra questi ci metto il Pdl e il
Pd, centro-destra e pseudo centro-sinistra. Mi aspettavo quel sano e pacifico
esercizio del dissenso contro il potere che schiaccia le vite di scarto di una
società opulenta e criminale, mentre il silenzio è stato tanto brutto quanto
l’azione di sgombero.
3. C’è un rischio xenofobia ortese?
Non è un rischio, è un dato di fatto che stride con la nostra vocazione
storica; noi siamo terra di transumanza, di passaggi, di incontri, di
pastorizia e coltivazione, abbiamo un legame con la terra, dalla quale Dio ha
creato il primo uomo Adamo (adam, terra). Non possiamo farci schiacciare
dall’idea autarchica di una città chiusa, de-umanizzata, ma dobbiamo accogliere
con intelligenza e sentimento le sfide dell’inclusione.
4. Come mai si è tirato fuori dalla proposta
governativa del centro sinistra ortese, al tempo della preparazione delle liste
per le elezioni comunali 2011?
Credo che il motivo sia di dominio pubblico: l’idea di costituire
un’alleanza di governo con chi ha sempre governato e purtroppo rovinato il
nostro territorio, perché assieme a Moscarella e le sue truppe cammellate, c’è
un gruppo di potere politico-economico che ha tentato un suicidio del
territorio (discarica di rifiuti speciali). Questo aspetto poi è da collegare
al fatto che ritenevamo pericoloso inserire queste persone nelle liste in
quanto in un consiglio comunale con 9 consiglieri di maggioranza e 7 di opposizione
bastano due soli consiglieri per mettere in crisi il governo della città. Così
è avvenuto e l’attuale maggioranza si regge grazie al voto di due consiglieri
eletti nelle file della minoranza. Infine noi dovevamo sottoscrivere un
documento nel quale riconoscevamo all’allora segretario dell’Udc Dino Russo (ex
assessore ai servizi sociale della giunta Moscarella) il ruolo di vicesindaco.
Per questi motivi abbiamo ritenuto non aderire a quell'idea di politica e ci
siamo assunti le nostre responsabilità.
5. Si è pentito di quella scelta?
Assolutamente NO, se dovessi tornare indietro rifarei le stesse scelte,
tuttavia non posso non riflettere sulle operazioni di discredito, di marginalizzazione
e tentativi di divisioni interni che abbiamo subito nel corso di questi anni.
Con quella scelta ci hanno tolto illegalmente il partito (SeL) e abbiamo perso
alcuni amici che hanno preferito non rischiare pezzi del proprio futuro, perché
l’odio e la cattiveria di alcune componenti politiche del territorio è
veramente infernale e cerca di distruggere le persone che ritengono nemiche.
6. Oggi di fatto il movimento politico L’Orta
Nova che vorrei, non esiste più, è stato un flop quella scelta?
Il movimento politico L’Orta Nova che vorrei si è messo a disposizione
di altri soggetti per cercare di costruire un fronte più ampio di
partecipazione e condivisione di scelte politiche. Se questo futuro movimento
non riuscirà ad organizzarsi e cominciare l’attività politica, riproporrò a
coloro che militavano nell’Orta Nova che vorrei di riprendere il movimento e
ri-percorrere la strada della partecipazione e della democrazia per continuare
a seminare in un territorio dove molti pensano che la politica sia solo
raccogliere e vincere in qualsiasi modo. Noi, invece, riteniamo che la politica
sia trasformazione del potere in servizio per gli ultimi, costi quel che costi.
7. Potrebbe essere Gianluca Di Giovine il
prossimo sindaco di Orta Nova?
Qualora un nutrito gruppo di persone oneste e coraggiose mi vorrà come
candidato sindaco sono a disposizione, anche se non mi ritengo all’altezza di
quel ruolo, in quanto la figura del sindaco deve essere un polo attrattivo per
diversi soggetti. Io sono troppo partigiano.
8. Come potrebbe rinascere Orta Nova sotto
l’aspetto politico?
Orta Nova potrebbe ri-nascere solo se le persone oneste (ce ne sono
tantissime) escono dalle loro case e s’impegnano nell’attività politica. Solo
con un grande movimento di cittadinanza attiva possiamo cambiare le cose, ma
ciò deve essere affiancato da un progetto di formazione politica della
cittadinanza, in quanto credo che il problema politico del nostro territorio
siamo noi stessi, in quanto elettori, che eleggiamo sempre la solita gente e
chiediamo come contraccambio del voto, favori.
9. L’informazione locale è libera secondo lei?
Sicuramente ci sono blog liberi e indipendenti come la frusta e altri,
ma una parte dell’informazione predominante è legata al potere di turno. Questa
è un’altra caratteristica di una parte del territorio, l’idea che per fare
qualcosa devi legarti per forza ad un potere politico o a chi governa e quindi
esserne succube, mentre Orta Nova può crescere solo con l’autonomia e
l’indipendenza di pensiero e con le azioni di chi si rivolta contro le
ingiustizie e progetta un cambiamento realizzabile.
10. Un messaggio ai lettori de “lafrusta.it
Ai lettori della frusta
faccio i miei più sinceri auguri per un presente e un futuro migliore,
invitandoli a continuare ad informarsi e partecipare attivamente alla difesa e
progettazione della democrazia nel nostro territorio.