venerdì 7 maggio 2010

L'Acqua è di tutti!


Il 9 maggio, festa della mamma, continua in tutta Italia la raccolta firme per i referendum per la ripubblicizzazione dell'acqua. In centiania di piazze italiane saranno allestiti i banchetti. Finora abbiamo raccolto più di 250mila firme. Ad Orta Nova sarà allestito un banchetto per la raccolta delle firme in Piazza Umberto I°. Vieni anche Tu a firmare: affidare a privati la gestione degli acquedotti non porterà nessun vantaggio per noi cittadini consumatori. Ecco perché.

Il Mercato dell’Acqua è un Monopolio Naturale

La costruzione di reti idriche e fognare è, fin da tempi remoti, uno dei segni più tangibili di società evolute (sono gli Acquedotti che hanno reso grande Roma, non il Colosseo). L’Acquedotto Pugliese per esempio, è al momento l’Opera Pubblica più grande d’Europa. Tutti d’accordo quindi che l’Acqua non solo sia un Bene Pubblico (cioè di tutti, ovvero di inalienabile proprietà demaniale), ma debba anche essere gestito dallo Stato in quanto Monopolio Naturale che, se gestito in ottica di profitto, procurerebbe molti svantaggi per tutti e molti profitti per pochi? Macchè. In uno dei suoi ennesimi “passi di gambero” che la società degli ultimi anni sta compiendo, sulla spinta dal furore degli ultrà del “libero mercato” (che sono forse ancora più pericolosi degli ultrà comunisti…) si è fatta largo l’idea (ideologia?) che “privato=efficienza”. Che questa sia una equazione non sempre verificata, e quindi sostanzialmente campata per aria, lo ri-mostrano oltre che le recenti crisi finanziarie (quelle passate e quelle che arriveranno), anche i circa 35mld di euro di debiti finora accumulati dalla Telecom (ex Sip) nella Gestione privata. Il Decreto Ronchi, appena approvato dalla Maggioranza, “liberalizza le pubblic utility” il chè va bene forse nei trasporti, ma per quanto riguarda l’acqua non farà aumentare il numero delle società che forniscono il servizio idrico, ovvero il monopolio resta, ma a gestirlo saranno i privati. Del resto, se la Maggioranza di Governo oltre che stabilire l’affidamento a società private della gestione delle Reti Idriche e fognarie (Opere Pubbliche imponenti e costruite con soldi pubblici), lasciando poi intatto il monopolio ma affidandone la gestione a privati, avesse stabilito un taglio netto delle imposte, allora magari i conti tornerebbero pure. Ma così non è: come già accaduto per le privatizzazioni di Telecom e Alitalia, svendute ai “soliti noti” per due lire, anche questa volta non c’è nessun vantaggio fiscale per i contribuenti (le cui tasse hanno permesso la costruzione delle reti pubbliche stradali, telefoniche, energetiche e idriche). “E’ una riforma voluta dall’Europa” si dice. A sostenerlo sono in molti, compresi gli esponenti dell’ UDC che hanno votato l’ennesimo “decreto-capolavoro”. Ma se si va a guardare in Europa e altrove, si scopre una realtà ben diversa. In Francia per esempio, dal 1° gennaio 2010 Parigi tornerà ad una gestione idrica pubblica. Il sindaco Bertrand Delanoë ha deciso di non rinnovare i contratti alle multinazionali francesi Veolia e Suez, dopo 25 anni di gestione in cui l’unico risultato è stato un aumento dei prezzi che non ha portato miglioramenti nel servizio. Grazie alla ri-municipalizzazione, il Comune di Parigi potrà risparmiare 30 milioni di euro l’anno. Dopo Parigi tante altre città francesi stanno prendendo in considerazione l’opportunità di ritornare alla gestione pubblica. Per quanto riguarda la situazione negli Stati Uniti, invece Report, programma di Rai3, ha mostrato come in America l’acqua è tradizionalmente pubblica ed è sempre stata amministrata dallo Stato. Dovunque, tranne che nel New Jersey. Ma la “privatizzazione – afferma May Fiil Flynn, del Public Citizen Washington – non ha avuto grande successo in questo Paese. Abbiamo anche avuto brutte esperienze con queste compagnie private arrivate con le loro grandi promesse che poi non sono state in grado di mantenere”. Un esempio? “Avevano promesso di abbassare i prezzi e invece i prezzi salivano”. E se negli USA, Paese dove hanno leggi severe su conflitti d’interesse, trust e concorrenza e le regole (del mercato e non solo…) le rispettano (quasi) tutti, non si affidano ai privati per la gestione dell’Acqua, che motivo abbiamo di farlo, ora, proprio noi Italiani? A buon intenditor, poche parole…

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