SP 87 Orta Nova - Ascoli Satriano, una strada che assieme a tanti amici, esattamente un anno fa, percorrevamo tutti i giorni. Erano i giorni della protesta, della ribellione civica, del forte senso di comunità che brillava negli occhi di tante persone. Per me, ripercorrere quella strada, è stato un po’ come ripercorrere nella mia mente sentieri di passione, d’impegno civico, di senso sociale. Sto parlando dei giorni della grande mobilitazione popolare contro la realizzazione di una discarica nel nostro territorio.
Successivamente, durante il tragitto, vedo qualcosa che mi turba, mi inquieta, mi lascia perplesso, oscura il bellissimo panorama delle nostre terre; terre che evocano la "santa fatica" di ogni giorno, in cui i braccianti vanno quotidianamente a lavorare, per portare il Pane, segno della condivisione, a casa, per potere far mangiare le proprie famiglie. Le nostre sono terre di Lavoro, sono terre che hanno visto crescere il movimento bracciantile, oggi sono anche le terre dello sviluppo, della crescita industriale, del progresso economico.
Ma in quel tratto di strada, ho visto inquinare la mia terra, ho visto carcasse di auto, mattoni, vestiti, gomme bruciate, ho visto un pezzo di terra diventare pattumiera, diventare spazzatura, diventare terra nociva per l’ambiente e per la salute di tutti noi cittadini. Allora mi sono chiesto del perché avviene tutto ciò, perché un pezzo di terra, che evoca un grande senso di dignità, rispetto, amore, venga denigrato, infangato, deturpato delle sue straordinarie caratteristiche. Il termine uomo, in ebraico "adam" deriva da "adamah", che significa terra; noi siamo legati alla terra, sin dalla creazione.
Eppure, noi la nostra terra la violentiamo, la stupriamo, pensiamo di farci i nostri esclusivi e pavidi interessi; invece no, la terra, l’ambiente, il Creato va rispettato, va custodito, va protetto, non possiamo lasciare passare, con perfida negligenza simili obbrobri.
Io amo la mia terra, e penso che tanta gente tra noi, ami la sua terra, e faccia di tutto per rispettare, salvaguardare la propria terra e la propria salute. Ma c’è gente che questo senso di profondo e religioso rispetto per la propria terra non lo ha, c’è gente che, forse accecata dall’idea pericolosissima di questo tempo, della sola produzione – profitto, mette a rischio la propria e l’altrui salute. Proprio qui, emerge l’importanza della denuncia civile, sociale, bella e pacifica, ma alla denuncia deve seguire l’Annuncio, la proposta, il "senso del cambiamento". Non possiamo solamente accusare, criticare, dobbiamo essere capaci di parlare senza distruggere le persone, dobbiamo essere capaci di annunciare le alternative, dobbiamo essere capaci di distinguere l’errore dall’errante, dobbiamo essere capaci di costruire e "dare Senso" al nostro agire.
Invito le istituzioni, le associazioni, le forze politiche e sociali, i sindacati, gli imprenditori, tutti a fare un "patto sociale", un patto di responsabilità sociale, di non offesa alla nostra terra, un patto che ri-doni dignità, fierezza, nobiltà d’animo alla nostra terra. Certo le responsabilità politiche, civili e penali vanno sempre ricercate, ma non bisogna fare giustizia di piazza. Ognuno di noi, come diceva don Milani, deve sentirsi responsabile del tutto, deve amare, soffrire, agire, concretizzare, lavorare per la difesa e lo sviluppo della propria terra.
Si, perché il sud non è solo monnezza e criminalità, il sud, la Regione Puglia, la Provincia di Foggia, i cinque reali siti, Orta Nova è anche composto da gente che ogni giorno sfida le atroci e infime gabbie della rassegnazione e si getta nel mare del lavoro, dell’agire, dell’operosità. Le nostre terre sono abitate da persone che alzano la testa contro soprusi e angherie, da persone che rischiano la propria vita per la legalità, da persone che gridano ai quattro venti che la Vita, il rispetto delle persone, dell’ambiente vale più di ogni altra cosa, vale più di ogni squallida mazzetta, vale più di ogni altro ignobile "scambio di favori", vale più di ogni insignificante proprio, piccolo e misero interesse.
Diamo una sterzata al nostro modo di agire, di pensare, proviamo a costruire un percorso di civiltà e comunità, che abbia al proprio centro: il Rispetto. Non facciamoci inglobare dalla pratica inumana della violenza, verbale e fisica. Proviamo ad ascoltare le nuove generazioni, tanti giovani che hanno studiato, quelli che studiano, quelli che lavorano, diamo loro una concreta possibilità di rimanere e lavorare per il cambiamento. Non voglio che ci devono definire in base a ciò che è adesso parte della nostra terra, no, voglio essere definito in base a ciò che è stata e ciò che sarà nel futuro. Proviamo a dare senso al nostro futuro, con l’impegno e l’idea che ciò può accadere, può avvenire, se solo proviamo a non pensare più corporativisticamente, ma sostituiamo alla parola competizione, quella di cooperazione.
Rispetto, Responsabilità e Risposta ai bisogni concreti e giusti, queste sono le direttrici di un primo passo verso il Cambiamento.
Successivamente, durante il tragitto, vedo qualcosa che mi turba, mi inquieta, mi lascia perplesso, oscura il bellissimo panorama delle nostre terre; terre che evocano la "santa fatica" di ogni giorno, in cui i braccianti vanno quotidianamente a lavorare, per portare il Pane, segno della condivisione, a casa, per potere far mangiare le proprie famiglie. Le nostre sono terre di Lavoro, sono terre che hanno visto crescere il movimento bracciantile, oggi sono anche le terre dello sviluppo, della crescita industriale, del progresso economico.
Ma in quel tratto di strada, ho visto inquinare la mia terra, ho visto carcasse di auto, mattoni, vestiti, gomme bruciate, ho visto un pezzo di terra diventare pattumiera, diventare spazzatura, diventare terra nociva per l’ambiente e per la salute di tutti noi cittadini. Allora mi sono chiesto del perché avviene tutto ciò, perché un pezzo di terra, che evoca un grande senso di dignità, rispetto, amore, venga denigrato, infangato, deturpato delle sue straordinarie caratteristiche. Il termine uomo, in ebraico "adam" deriva da "adamah", che significa terra; noi siamo legati alla terra, sin dalla creazione.
Eppure, noi la nostra terra la violentiamo, la stupriamo, pensiamo di farci i nostri esclusivi e pavidi interessi; invece no, la terra, l’ambiente, il Creato va rispettato, va custodito, va protetto, non possiamo lasciare passare, con perfida negligenza simili obbrobri.
Io amo la mia terra, e penso che tanta gente tra noi, ami la sua terra, e faccia di tutto per rispettare, salvaguardare la propria terra e la propria salute. Ma c’è gente che questo senso di profondo e religioso rispetto per la propria terra non lo ha, c’è gente che, forse accecata dall’idea pericolosissima di questo tempo, della sola produzione – profitto, mette a rischio la propria e l’altrui salute. Proprio qui, emerge l’importanza della denuncia civile, sociale, bella e pacifica, ma alla denuncia deve seguire l’Annuncio, la proposta, il "senso del cambiamento". Non possiamo solamente accusare, criticare, dobbiamo essere capaci di parlare senza distruggere le persone, dobbiamo essere capaci di annunciare le alternative, dobbiamo essere capaci di distinguere l’errore dall’errante, dobbiamo essere capaci di costruire e "dare Senso" al nostro agire.
Invito le istituzioni, le associazioni, le forze politiche e sociali, i sindacati, gli imprenditori, tutti a fare un "patto sociale", un patto di responsabilità sociale, di non offesa alla nostra terra, un patto che ri-doni dignità, fierezza, nobiltà d’animo alla nostra terra. Certo le responsabilità politiche, civili e penali vanno sempre ricercate, ma non bisogna fare giustizia di piazza. Ognuno di noi, come diceva don Milani, deve sentirsi responsabile del tutto, deve amare, soffrire, agire, concretizzare, lavorare per la difesa e lo sviluppo della propria terra.
Si, perché il sud non è solo monnezza e criminalità, il sud, la Regione Puglia, la Provincia di Foggia, i cinque reali siti, Orta Nova è anche composto da gente che ogni giorno sfida le atroci e infime gabbie della rassegnazione e si getta nel mare del lavoro, dell’agire, dell’operosità. Le nostre terre sono abitate da persone che alzano la testa contro soprusi e angherie, da persone che rischiano la propria vita per la legalità, da persone che gridano ai quattro venti che la Vita, il rispetto delle persone, dell’ambiente vale più di ogni altra cosa, vale più di ogni squallida mazzetta, vale più di ogni altro ignobile "scambio di favori", vale più di ogni insignificante proprio, piccolo e misero interesse.
Diamo una sterzata al nostro modo di agire, di pensare, proviamo a costruire un percorso di civiltà e comunità, che abbia al proprio centro: il Rispetto. Non facciamoci inglobare dalla pratica inumana della violenza, verbale e fisica. Proviamo ad ascoltare le nuove generazioni, tanti giovani che hanno studiato, quelli che studiano, quelli che lavorano, diamo loro una concreta possibilità di rimanere e lavorare per il cambiamento. Non voglio che ci devono definire in base a ciò che è adesso parte della nostra terra, no, voglio essere definito in base a ciò che è stata e ciò che sarà nel futuro. Proviamo a dare senso al nostro futuro, con l’impegno e l’idea che ciò può accadere, può avvenire, se solo proviamo a non pensare più corporativisticamente, ma sostituiamo alla parola competizione, quella di cooperazione.
Rispetto, Responsabilità e Risposta ai bisogni concreti e giusti, queste sono le direttrici di un primo passo verso il Cambiamento.