mercoledì 25 settembre 2013

OLTRE PONTICELLI BONIFICHIAMO…CI DALLA CRIMINALITÀ

La bonifica del canale Ponticelli è un ottimo intervento istituzionale diretto alla salvaguardia del bene comune, ma non può essere il vessillo di una parte politica o, peggio, l’alibi perfetto per non occuparsi di bonifiche molto più importanti e scomode.
Alla maggioranza Calvio e in particolare agli assessori Attini (ambiente) e Trecca (lavori pubblici) va il nostro plauso per aver subito risposto ad un’emergenza ambientale che sicuramente ha provocato una parte di quegli odori nauseabondi, i quali hanno investito e investono il nostro territorio. L’Orta Nova che vorrei in data 24/7/2012 aveva protocollato presso il comune di Orta Nova un’interrogazione inerente la provenienza di quell’odore acre e nauseabondo proveniente dalla zona di via Ponticelli in direzione di Ascoli Satriano. La risposta degli assessori Attini e Trecca indicava che, già dal 3/7/2012 l’amministrazione comunale aveva inviato agli organi competenti «la denuncia delle immissioni ed esalazioni maleodoranti».  Alle richieste e alle indagini sono seguiti i fatti, la bonifica del canale Ponticelli.
Tuttavia chiediamo all’attuale amministrazione, seppur in tema di rifiuti e tutela dell’ambiente vive profonde e pericolose contraddizioni, di passare il Rubicone, di oltrepassare il ponte(i)celli e di lavorare per la bonifica di tutti quei terreni che sappiamo, attraverso le varie inchieste, sono stati oggetto di sversamenti illeciti di rifiuti pericolosi e non. Ci riferiamo esplicitamente all’inchiesta Rabbits che grazie al lavoro del gip Curci e dei sostituti procuratori Mara Flaiani e Anna Landi, ha dimostrato la tratta illecita che i rifiuti facevano nel nostro territorio:  dall’Ecofertil srl, passando da un laboratorio di analisi di Manfredonia ai nostri terreni, quali località Scodella (tra Ascoli Satriano e Ordona) e contrada Tramezzo (riportiamo le dichiarazioni del pentito Schiavone. del clan dei casalesi, sul traffico illecito dei rifiuti in Campania accompagnate dalle foto scattate in contrada Tramezzo).
Su queste tematiche, seppur molto lontani politicamente dall’attuale amministrazione, rinnoviamo la nostra vicinanza e disponibilità a collaborare per bonificarCi tutti, in quanto il livello di saturazione dall’immondizia e dalla criminalità è al massimo e non si prevedono abbassamenti.  
Speranzosi nella sensibilità ecologica dell’Assessore Attini e dell’Assessore Trecca rivendichiamo con forza la bonifica di tutti i terreni.



lunedì 9 settembre 2013

CHI DI SGOMBERO FERISCE….


Anatomia di una pratica inutile.
Alla fine gli sgomberi rappresentano il trait d’union di due versanti politici apparentemente contrari, ma irrimediabilmente vicini. Sia parte del Pdl con il consigliere Tarantino, che parte della maggioranza Calvio/Ladogana convengono che gli sgomberi sono l’unica strada possibile per acquietare gli animi e le lamentele di alcuni cittadini.
L’oggetto di divisione tra i due schieramenti contendenti la medaglia come migliori sceriffi della contea di New Yort è la seguente: il primato dell’effettiva esecuzione degli sgomberi.
Mentre il consigliere Tarantino (Pdl) rivendica la paternità della scelta politica e della rappresentanza, altrettanto politica, di sfruttatori dei lavoratori migranti, di proprietari terrieri che di giorno vogliono mandare via i migranti, ma di notte preferiscono accoglierli (soprattutto le donne); la maggioranza Calvio/Ladogana riesce da una parte a soddisfare gli appetti razzisti e xenofobi di chi vuole solo ‘cacciare’ ciò che ritiene lo scarto umano, dall’altra a denunciare situazioni di sfruttamento delle persone. Un po’ con Dio e un po’ con Mammona.
Nel comunicato n.146 del 27/7/2013 il duo Calvio/Ladogana comunica che  «ciò che accade nelle nostre campagne nulla ha a che fare con un sistema organizzato di accoglienza solidale nei confronti dei migranti», tuttavia una cosa è certa «non possiamo tollerare l’esistenza di simili insediamenti sul nostro territorio, quindi quei campi abusivi devono essere sgomberati e le baracche smantellate». Delle persone, dei bambini, e del loro continuo vagare, niente!!!Tuttavia «devono essere attivati tutti i controlli di legge sui proprietari dei fondi occupati e le aziende agricole presso cui queste persone hanno sostenuto di lavorare», chissà se avverranno!!!
Nel comunicato n.147 del 3/8/2013 il gabinetto del sindaco sostiene che «la Regione Puglia fornirà assistenza e servizi igienici agli immigrati del campo in contrada la Palata e dell’Hotel Africa» mentre si «definiscono le misure da adottare per bloccare l’aumento delle presenze, smantellare le strutture esistenti» per costruire un sistema di accoglienza. Come si fa a costruire un sistema di accoglienza compiendo solo sgomberi? I bambini che vanno a scuola, le persone che cercano onestamente di lavorare che fino hanno fatto? Nello stesso comunicato  si evince che la Regione Puglia e alcune associazioni umanitarie sono state incaricate dall’amministrazione comunale a occuparsi della situazione (bagni chimici, fornitura di acqua e verifica delle condizioni di salute). Ad oggi non è stato fatto!!!
Le polemiche dei due consiglieri Tarantino e Ladogana risultano sterili e tendenti alla pratica politica più amata nella nostra città: lo scarica barile.
Ritengo che una città come la nostra, terra di transumanza di  passaggi e incontri abbia nel proprio patrimonio genetico l’accoglienza, per la costruzione di un villaggio solidale e conviviale.
Possiamo farlo solo se le anime belle della città si uniscano e mettano insieme le proprie forze per costruire sentieri di dignità. Le persone migranti e chiunque sia in difficoltà economico-sociale, le parrocchie, il nascente Osservatorio Caritas cittadino e tutte le istituzioni penso abbiano il diritto/dovere di sedersi intorno ad un tavolo  e provare a progettare una strategia inclusiva.
Si potrebbe creare un’agenzia sociale di intermediazione abitativa, con la partecipazione dell’ente comune così da raggiungere i proprietari di case sfitte e provare a stipulare contratti equi e popolari per famiglie bisognose (che naturalmente dovranno cercare di pagarsi l’affitto) e così ridurre anche la crisi immobiliare degli affitti. La stessa agenzia potrebbe stimolare il recupero di vecchi casolari vittime dell’incuria per intraprendere percorsi di auto-costruzione. L’Osservatorio Caritas con le parrocchie potrebbe progettare e offrire alcuni servizi essenziali e primari (cibo, vestiario, uso di docce e bagni) soprattutto per i bambini. I sindacati potrebbero assieme al comune e al centro per l’impiego redigere delle liste di lavoratori e contattare le aziende locali per contratti regolari, così regolarizzando l’attività lavorativa con salari dignitosi si aiuta la convivialità.
Si possono fare grandi cose, naturalmente tutto passa per il pieno coinvolgimento dei diretti interessati (tutti senza distinzione) che devono essere artefici e costruttori del percorso inclusivo.
Questi tristi eventi hanno contrassegnato due aspetti negativi che penso vadano combattuti fino all’estremo delle forze:                                                                                                                         
- la subcultura della ricerca del consenso locale con metodologie populiste;
- il silenzio di chi invece dovrebbe tuonare contro simili ingiustizie.
Orta Nova, terra di transumanza e di coltura, luogo di passaggio di pastori che provenivano dall’Abbruzzo e, tra questi, probabilmente vi erano anche Rom, stanziatisi in Abbruzzo intorno al sec XV d.C., che possiamo riconoscere da alcuni influssi dialettali.
Noi siamo per natura un luogo di contaminazioni; però vi prego non ditelo a Tarantino e Ladogana, perché c’è il rischio che possano scoprire qualche ascendente Rom nelle loro famiglie e così auto-emanarsi ordinanze di sgombero!!!  

domenica 8 settembre 2013

CIAO ANGELO ANARCHICO, ARRIVEDERCI DON ANDREA GALLO


Penso proprio che questo sia l’articolo che non avrei mai voluto scrivere, o meglio, avrei preferito scriverlo il più tardi possibile. Mi riferisco alla morte di uno dei più grandi uomini e preti che ci sia stato negli ultimi sessant’anni di storia repubblicana: Don Andrea Gallo. Il 22 maggio alle ore 17.45, all’età di 84 anni, il suo cuore ha cessato di battere e l’angelo anarchico, come amava chiamarsi, è tornato da dove era venuto. Don Andrea Gallo è stato uno dei preti più coraggiosi che ci sia stato, ha passato una vita intera stando dalla parte degli ultimi, degli oppressi, degli operai e di tutte quelle classi subalterne ed emarginate di questa società. Lo ricordiamo per le tantissime battaglie che storicamente ha portato avanti: lotta contro la corruzione della Chiesa, lotta contro le sue idee conservatrici, razziste ed omofobe, lotta contro la povertà, lotta contro i poteri forti, lotta contro il capitalismo, lotta per i diritti civili, lotta per un mondo basato sull’uguaglianza, sull’equità, sulla giustizia sociale e sulla solidarietà, lotta per una Chiesa che includa e non escluda nessuno. È stato un prete che è sempre andato in direzione “ostinata e contraria” proprio come cantava De Andrè, molte volte scontrandosi contro i suoi superiori ancorati ad un modello di Chiesa vecchio e retrogrado, ricevendo mille offese e tante minacce. Un prete, un uomo, che ha combattuto sulle montagne per la libertà, contro il fascismo, per la nascita della Repubblica italiana e la Costituzione, quanto è vero che fino all’ultimo secondo in ogni tv, in ogni libro che ha pubblicato ha sempre difeso la nostra legge più importante, una legge che negli ultimi vent’anni è stata lacerata e stuprata dai politici di turno privi di valore, al contrario il Gallo di valore ne aveva da spendere. Don Andrea era una persona che ogni anno, e precisamente il 21 luglio, andava in piazza Alimonda per manifestare, pregare e ricordare la sua solidarietà a Carlo Giuliani, ragazzo ucciso senza aver ricevuto giustizia. Era un angelo che appena divenuto prete non si limitava alla semplice messa domenicale, ma andava nelle strade più buie di Genova a recuperare: drogati, prostitute, barboni, senza tetto, migranti e persone disperate per portarle nella sua Chiesa, quella di tutti, progettata da Dio e poi tergiversata dai suoi pseudo rappresentanti. Ricordiamo la fondazione della comunità di San Benedetto nata proprio per ospitare e ridare dignità a queste persone, dignità rubata dallo Stato indifferente e proprio Don Gallo, come scrive nei suoi libri, odiava l’indifferenza. Ricordiamo Don Andrea Gallo che cantava “Bella Ciao” in chiesa, canzone degli oppressi per antonomasia, con la sua piccola sciarpa rossa. Commemoriamo le sue ultimissime battaglie: dall’acqua pubblica, all’occupazione di aree abbandonate per la costruzione di spazi sociali per i giovani fino ad arrivare all’ultimo presidio per dire NO al casinò di Genova. Per me è sempre stato un Santo, un vero rappresentante di Cristo, ma purtroppo è stato troppo scomodo per i poteri alti della Chiesa e Santo non lo diventerà mai, ma sarà Santo nel cuore di ognuno di noi, dei ladri e le “puttane” che ha salvato. Per avere un’idea della grandezza di Don Gallo basta osservare le immagini del suo funerale, pieno di vecchi, meno vecchi e giovani che lo ricordavano piangendo e cantando. Proprio Don Luigi Ciotti nella sua omelia ha ricordato che quando Don Gallo compì cinquant’anni di sacerdozio non li festeggiò in casa ma li festeggiò nell’associazione LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) ovvero con gli oppressi di questa società con quelle persone che non hanno rappresentanza. Dopo la sua morte due miracoli sono avvenuti: il Gallo voleva una chiesa povera per i poveri e forse papa Francesco è un inizio di cambiamento; voleva una chiesa che includesse, e per quanto riguarda questo proprio al suo funerale due trans gender hanno ricevuto la comunione, secondo la Chiesa queste persone non hanno diritto a prenderla. Ma forse il Don non vorrebbe nemmeno stare così al centro dell’attenzione visto la sua vita, ma non potevo fare a meno di ricordarlo. Così sottolineo che Don Andrea ci ha insegnato tante cose, ci ha insegnato che la dottrina non deve mai prevalere, escludere, schiacciare ed umiliare le persone altrimenti va combattuta e cambiata, e questo è un riferimento a tutti i preti. E’ stato un modello per tutti noi, per i preti, ed è stato un patrimonio per l’Italia intera. Voglio concludere citando uno dei suoi personaggi preferiti, Ernesto Che Guevara: “Se io muoio non piangere per me, fai quello che facevo io e continuerò vivendo in te”. 
Hasta la victoria siempre Don Gallo!

Francesco Grillo