domenica 8 settembre 2013

CIAO ANGELO ANARCHICO, ARRIVEDERCI DON ANDREA GALLO


Penso proprio che questo sia l’articolo che non avrei mai voluto scrivere, o meglio, avrei preferito scriverlo il più tardi possibile. Mi riferisco alla morte di uno dei più grandi uomini e preti che ci sia stato negli ultimi sessant’anni di storia repubblicana: Don Andrea Gallo. Il 22 maggio alle ore 17.45, all’età di 84 anni, il suo cuore ha cessato di battere e l’angelo anarchico, come amava chiamarsi, è tornato da dove era venuto. Don Andrea Gallo è stato uno dei preti più coraggiosi che ci sia stato, ha passato una vita intera stando dalla parte degli ultimi, degli oppressi, degli operai e di tutte quelle classi subalterne ed emarginate di questa società. Lo ricordiamo per le tantissime battaglie che storicamente ha portato avanti: lotta contro la corruzione della Chiesa, lotta contro le sue idee conservatrici, razziste ed omofobe, lotta contro la povertà, lotta contro i poteri forti, lotta contro il capitalismo, lotta per i diritti civili, lotta per un mondo basato sull’uguaglianza, sull’equità, sulla giustizia sociale e sulla solidarietà, lotta per una Chiesa che includa e non escluda nessuno. È stato un prete che è sempre andato in direzione “ostinata e contraria” proprio come cantava De Andrè, molte volte scontrandosi contro i suoi superiori ancorati ad un modello di Chiesa vecchio e retrogrado, ricevendo mille offese e tante minacce. Un prete, un uomo, che ha combattuto sulle montagne per la libertà, contro il fascismo, per la nascita della Repubblica italiana e la Costituzione, quanto è vero che fino all’ultimo secondo in ogni tv, in ogni libro che ha pubblicato ha sempre difeso la nostra legge più importante, una legge che negli ultimi vent’anni è stata lacerata e stuprata dai politici di turno privi di valore, al contrario il Gallo di valore ne aveva da spendere. Don Andrea era una persona che ogni anno, e precisamente il 21 luglio, andava in piazza Alimonda per manifestare, pregare e ricordare la sua solidarietà a Carlo Giuliani, ragazzo ucciso senza aver ricevuto giustizia. Era un angelo che appena divenuto prete non si limitava alla semplice messa domenicale, ma andava nelle strade più buie di Genova a recuperare: drogati, prostitute, barboni, senza tetto, migranti e persone disperate per portarle nella sua Chiesa, quella di tutti, progettata da Dio e poi tergiversata dai suoi pseudo rappresentanti. Ricordiamo la fondazione della comunità di San Benedetto nata proprio per ospitare e ridare dignità a queste persone, dignità rubata dallo Stato indifferente e proprio Don Gallo, come scrive nei suoi libri, odiava l’indifferenza. Ricordiamo Don Andrea Gallo che cantava “Bella Ciao” in chiesa, canzone degli oppressi per antonomasia, con la sua piccola sciarpa rossa. Commemoriamo le sue ultimissime battaglie: dall’acqua pubblica, all’occupazione di aree abbandonate per la costruzione di spazi sociali per i giovani fino ad arrivare all’ultimo presidio per dire NO al casinò di Genova. Per me è sempre stato un Santo, un vero rappresentante di Cristo, ma purtroppo è stato troppo scomodo per i poteri alti della Chiesa e Santo non lo diventerà mai, ma sarà Santo nel cuore di ognuno di noi, dei ladri e le “puttane” che ha salvato. Per avere un’idea della grandezza di Don Gallo basta osservare le immagini del suo funerale, pieno di vecchi, meno vecchi e giovani che lo ricordavano piangendo e cantando. Proprio Don Luigi Ciotti nella sua omelia ha ricordato che quando Don Gallo compì cinquant’anni di sacerdozio non li festeggiò in casa ma li festeggiò nell’associazione LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) ovvero con gli oppressi di questa società con quelle persone che non hanno rappresentanza. Dopo la sua morte due miracoli sono avvenuti: il Gallo voleva una chiesa povera per i poveri e forse papa Francesco è un inizio di cambiamento; voleva una chiesa che includesse, e per quanto riguarda questo proprio al suo funerale due trans gender hanno ricevuto la comunione, secondo la Chiesa queste persone non hanno diritto a prenderla. Ma forse il Don non vorrebbe nemmeno stare così al centro dell’attenzione visto la sua vita, ma non potevo fare a meno di ricordarlo. Così sottolineo che Don Andrea ci ha insegnato tante cose, ci ha insegnato che la dottrina non deve mai prevalere, escludere, schiacciare ed umiliare le persone altrimenti va combattuta e cambiata, e questo è un riferimento a tutti i preti. E’ stato un modello per tutti noi, per i preti, ed è stato un patrimonio per l’Italia intera. Voglio concludere citando uno dei suoi personaggi preferiti, Ernesto Che Guevara: “Se io muoio non piangere per me, fai quello che facevo io e continuerò vivendo in te”. 
Hasta la victoria siempre Don Gallo!

Francesco Grillo


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