Penso
proprio che questo sia l’articolo che non avrei mai voluto scrivere, o meglio,
avrei preferito scriverlo il più tardi possibile. Mi riferisco alla morte di
uno dei più grandi uomini e preti che ci sia stato negli ultimi sessant’anni di
storia repubblicana: Don Andrea Gallo. Il 22 maggio alle ore 17.45, all’età di
84 anni, il suo cuore ha cessato di battere e l’angelo anarchico, come amava
chiamarsi, è tornato da dove era venuto. Don Andrea Gallo è stato uno dei preti
più coraggiosi che ci sia stato, ha passato una vita intera stando dalla parte
degli ultimi, degli oppressi, degli operai e di tutte quelle classi subalterne
ed emarginate di questa società. Lo ricordiamo per le tantissime battaglie che storicamente
ha portato avanti: lotta contro la corruzione della Chiesa, lotta contro le sue
idee conservatrici, razziste ed omofobe, lotta contro la povertà, lotta contro
i poteri forti, lotta contro il capitalismo, lotta per i diritti civili, lotta
per un mondo basato sull’uguaglianza, sull’equità, sulla giustizia sociale e
sulla solidarietà, lotta per una Chiesa che includa e non escluda nessuno. È
stato un prete che è sempre andato in direzione “ostinata e contraria” proprio
come cantava De Andrè, molte volte scontrandosi contro i suoi superiori
ancorati ad un modello di Chiesa vecchio e retrogrado, ricevendo mille offese e
tante minacce. Un prete, un uomo, che ha combattuto sulle montagne per la
libertà, contro il fascismo, per la nascita della Repubblica italiana e la
Costituzione, quanto è vero che fino all’ultimo secondo in ogni tv, in ogni
libro che ha pubblicato ha sempre difeso la nostra legge più importante, una
legge che negli ultimi vent’anni è stata lacerata e stuprata dai politici di
turno privi di valore, al contrario il Gallo di valore ne aveva da spendere.
Don Andrea era una persona che ogni anno, e precisamente il 21 luglio, andava
in piazza Alimonda per manifestare, pregare e ricordare la sua solidarietà a
Carlo Giuliani, ragazzo ucciso senza aver ricevuto giustizia. Era un angelo che
appena divenuto prete non si limitava alla semplice messa domenicale, ma andava
nelle strade più buie di Genova a recuperare: drogati, prostitute, barboni,
senza tetto, migranti e persone disperate per portarle nella sua Chiesa, quella
di tutti, progettata da Dio e poi tergiversata dai suoi pseudo rappresentanti.
Ricordiamo la fondazione della comunità di San Benedetto nata proprio per
ospitare e ridare dignità a queste persone, dignità rubata dallo Stato indifferente
e proprio Don Gallo, come scrive nei suoi libri, odiava l’indifferenza.
Ricordiamo Don Andrea Gallo che cantava “Bella Ciao” in chiesa, canzone degli
oppressi per antonomasia, con la sua piccola sciarpa rossa. Commemoriamo le sue
ultimissime battaglie: dall’acqua pubblica, all’occupazione di aree abbandonate
per la costruzione di spazi sociali per i giovani fino ad arrivare all’ultimo
presidio per dire NO al casinò di Genova. Per me è sempre stato un Santo, un
vero rappresentante di Cristo, ma purtroppo è stato troppo scomodo per i poteri
alti della Chiesa e Santo non lo diventerà mai, ma sarà Santo nel cuore di
ognuno di noi, dei ladri e le “puttane” che ha salvato. Per avere un’idea della
grandezza di Don Gallo basta osservare le immagini del suo funerale, pieno di
vecchi, meno vecchi e giovani che lo ricordavano piangendo e cantando. Proprio
Don Luigi Ciotti nella sua omelia ha ricordato che quando Don Gallo compì
cinquant’anni di sacerdozio non li festeggiò in casa ma li festeggiò
nell’associazione LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) ovvero con gli
oppressi di questa società con quelle persone che non hanno rappresentanza.
Dopo la sua morte due miracoli sono avvenuti: il Gallo voleva una chiesa povera
per i poveri e forse papa Francesco è un inizio di cambiamento; voleva una
chiesa che includesse, e per quanto riguarda questo proprio al suo funerale due
trans gender hanno ricevuto la
comunione, secondo la Chiesa queste persone non hanno diritto a prenderla. Ma
forse il Don non vorrebbe nemmeno stare così al centro dell’attenzione visto la
sua vita, ma non potevo fare a meno di ricordarlo. Così sottolineo che Don
Andrea ci ha insegnato tante cose, ci ha insegnato che la dottrina non deve mai
prevalere, escludere, schiacciare ed umiliare le persone altrimenti va
combattuta e cambiata, e questo è un riferimento a tutti i preti. E’ stato un
modello per tutti noi, per i preti, ed è stato un patrimonio per l’Italia
intera. Voglio concludere citando uno dei suoi personaggi preferiti, Ernesto
Che Guevara: “Se io muoio non piangere per me, fai quello che facevo io e
continuerò vivendo in te”.
Hasta la
victoria siempre Don Gallo!
Francesco Grillo
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