sabato 21 febbraio 2009

IL MOSCARELLISMO E L'ANTIMOSCARELLISMO SONO FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA



Sembra strano che due aspetti della politica ortese, così antinomici, così contrapposti tra di loro, sono in realtà espressioni di un'unica volontà di potenza e dominio del paese. Mi spiego meglio.
Per moscarellismo s’intende una concezione chiusa, oligarchica, gerarchica del fare politica, che costruisce il consenso o meglio la dipendenza nella società, attraverso il “controllo culturale” di associazioni e altri organismi societari. Trattasi di una versione privatistica e assolutista della politica, che si mantiene per la subalternità di molte persone, soprattutto per la subordinazione di giovani al suo operato. Ma soprattutto siamo di fronte ad una “politica monarchica”che collega, assimila la cronaca locale al propagandismo. Un idea dell’amministrare e dell’agire politico riservato a pochi, in cui l’idea del dialogo sociale, della democrazia partecipativa, della concertazione rappresentano miraggi e luoghi paradisiaci da conquistare. Ma soprattutto c’è una questione, che mi tocca anche emotivamente, da analizzare e studiare a fondo: la “questione giovanile”. Penso ai giovani consiglieri di maggioranza privi di una loro precisa idea politica, ma vestiti di una identità politica, non di certo loro, sembrano ( ci tengo a precisare non tutti, ma una buona parte di loro) tanti “serbatoi vuoti” da riempire. Fuori dalla politica istituzionale, abbiamo un mondo giovanile lontano dalle problematiche reali del paese, giovani che identificano la politica con la corruzione, questo anche grazie allo spettacolo indecoroso offerto da alcuni politici, e che ricercano la fuga da sé, dalla società, dal contesto civile. Pensiamo al “sabato sera”, pensiamo all’uso e abuso della droga tra i miei coetanei, pensiamo all’uso e abuso di alcool, questi sono e rappresentano le vie torbide, asfissianti del “non senso”della vita, le vie contorte e sature di “nichilismo giovanile”. Una politica, una classe politica che non si assume sulle proprie spalle il miglioramento delle condizioni di vita dei giovani, non è degna di questo nome. Eppure ad Orta Nova ci sono giovani che vogliono realmente cambiare le cose, vogliono costruire una città patria del dialogo, della convivenza civile, della ricerca collettiva del “bene comune”. Bisogna dare risposte concrete a questi giovani e non bisogna arrendersi sino a quando tutto ciò non diventi realtà, non diventi storia da raccontare alle future generazioni di questo paese.
Torniamo al moscarellismo, esso in quanto fenomeno politico, è un qualcosa di chiuso e per nulla permeabile alle istanze innovative delle nuove generazioni, distante dalla capacità di inquadrare e prospettare nuove politiche finalizzate alla crescita sociale, economica e culturale del paese. Guardate non lo dico per spirito avverso, per pura logica di contrapposizione politica, no, non m’interessa togliere voti, o battere qualcuno, m’interessa, invece, costruire l’idea, la volontà, la prassi del cambiamento per questa nostra città.
Il “cambiamento”, con tutta onestà e sincerità, non passa per l’antimoscarellismo presente nella nostra società. Trattasi di un’idea di protestare, di criticare, di invettive basate sull’odio sociale, basate sul giustizialismo di piazza, basate su una concezione della politica “contra personam”, basate sulla coltivazione di sentimenti di rivalsa e di vendetta. Ovvero questo pseudo-movimento, purtroppo avallato da alcuni partiti, non vuole sostituire alla logica clientelare, propagandistica, faziosa e ristretta, l’idea alternativa di una città modello di dialogo, giustizia, equità, una città cooperativa e partecipata, baciata dalla democrazia, abbracciata dal coinvolgimento di tutti i cittadini, custodita e rispettata dai suoi giovani, accogliente, solidale, innovativa, sorgente di una nuove forme della pratica e dell’agire politico. Mentre oggi siamo di fronte ad un idea malsana di costruire l’alternativa, siamo di fronte ad una pratica sociale accecata dall’odio, un odio che non permette di elaborare e costruire un “sano cambiamento”. Lo diceva bene Jankelevitch :” comprendere è smascherare, la conoscenza smorza l’impeto dei sentimenti, degli odi e degli entusiasmi rivelandocene l’inconsistenza di fondo”. L’odio sembra accecarci, sembra spingerci verso rivendicazioni volontaristiche e soggettivistiche, non abbiamo ancora la capacità di coordinarci, di analizzare, studiare la realtà sociale del paese e promuovere nuove strade, nuovi percorsi.
Oggi più che mai emerge l’esigenza, la necessità concreta di un cambiamento, di un’alternativa, ma essa deve essere costruita non su rivalse, spiriti di contesa, spoliticizzazioni qualunquiste, lotte fratricide. Sembra che chi non ha ricevuto favori dall’attuale sindaco, si stia coalizzando per dar vita ad un altro favoritismo, che naturalmente sia prospero per i propri adepti. Insomma per dirla in parole povere, si vuole solamente sostituire questa classe dirigente con un’altra, è una lotta per il potere, dove la concezione del potere è uguale in entrambi gli schieramenti: potere fine a sé stesso, per sistemare i propri, per gestire soldi e appalti. Tancredi uno dei personaggi del Gattopardo esprimeva con una frase lapidaria e diretta, il senso di tutto ciò: “Che tutto cambi affinché nulla cambi”, ossia possono cambiare i volti, i corpi, ma non cambia il cuore e l’anima della politica, quale strumento di emancipazione dalla povertà materiale, dalla povertà culturale, dalla dipendenza verso uomini di potere.
Bisogna amare la Politica, quale strumento per la ricerca del “bene comune”, quale strumento per e della collettività, quale strumento per la realizzazione di una città in cui prevalga lo spirito comunitario, lo spirito che ci unisce e solidifica come comunità.
Non possiamo degenerare in questo “abisso sociale”, nel tunnel della volontà di potenza, nelle tetre stanze del dominio, nell’assurda divisione politica amico/nemico.
Noi ci rifiutiamo, noi non pensiamo di fare politica contro qualcuno, ma vorremmo “fare politica” per qualcosa; per questo crediamo sia opportuno ripensare i modi di fare politica e i modi d’intervento della politica nella società.
Bisogna riproporre con coraggio l’idea di costruire aggregazioni, senso di comunità intorno ad un progetto, intorno ad un’idea condivisa di sviluppo, giustizia e solidarietà.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

CHE FINE HA FATTO LA LOTTA DI CLASSE?

GianLuca, devo complimentarmi con la lucidità della tua analisi, che trovo però un pò, diciamo così, "dispersiva" nelle conslusioni. MI spiego.

L'Idea di una politica che sappia abbracciare in sé quell'idea di partecipazione condivisa nella formulazione delle scelte e delle decisioni (di politica economica, sociale ecc...), nonché nella pratica attuazione delle stesse (amministrazione in senso puro) è nobile e di certo rappresenta l'IDEALE verso cui tendere.

Tuttavia, quando dici che

"...Insomma per dirla in parole povere, si vuole solamente sostituire questa classe dirigente con un’altra..."

Utilizzi un'aggetivo, "solamente" che trovo riduttivo (e forse anche inapproriato) per almeno due motivazioni.

1)I giovani della politica ortese, da te lucidamente descritti con riferimento al loro "(dis)impegno" civico non sono (tecnicamente) Classe Dirigente.

Infatti, la definizone che, per esempio, ne dà l'enciclopedié on line (wikipedia) è la seguente:

La definizione Classe Dirigente si riferisce alla classe sociale di una certa società che prende le decisioni riguardo la linea politica oppure economica della società stessa, assumendo un ruolo egemonizzante intellettuale e morale.

Ora. Chei “moscarelliani” siano anche Classe Dirigente è cosa non vera per i più giovani, ma è vero che in passato Moscarella è stato sorretto da una buona parte della Classe Dirigente ortese che oggi, però, sembra avere del tutto “voltato le spalle” alla politica, assumendo quindi, più o meno compiutamente, un’attegiamento di “neutralità” che lascia inalterati i (dis)equilibri.
Che poi gli "antimoscarelliani" siano in grado di essere "Classe Dirigente" nell'accezzione di cui sopra, è una cosa che mi lascia piuttosto perplesso. Attualmente quindi, secondo me, quella in atto, non può affatto dirsi la LOTTA (che sarebbe di per sé ovvia di una democrazia) tra diverse componenti di una Classe Dirigente (che ad Orta Nova, al momento, non esiste o almeno non fa politica) che aspira a divenire Clase Dominante, ma una lotta tra gruppi di persone che aspirano a divenire semplicemente Classe Dominante senza però essere né nell’uno, né nell’atro caso, anche Classe Dirigente.

2)Il tuo post (ma questo è un merito) può estendersi alla intera situazione politica nazionale, senza per nulla perdere di aderenza alla realtà.
Questa "generalità" però, se da un lato conferma il carattere non "speculativo" della tua analisi, dall'altro ne neutralizza la capacità di costruttivismo di una realtà altra dall'attuale.

Un aspetto della Politica che infatti una simile impostazione non riesce a cogliere è che l'esercizio del Diritto di Voto è pur sempre esercizio di un diritto-dovere di "delega", data ad altri, i "politici-rappresentanti", che dovrebbero, nell'accezzione meno letteraria e più tecnica del termine, essere coloro i quali operano sulla base di un contratto di mandato (c. d. "mandato elettorale") ad AGIRE IN NOME E PER CONTO (quindi per l'interesse) dei mandanti.

Ora, un aspetto molto importante di questa faccenda è che la maggior parte della gente (elettori) non solo non vogliono (pur essendo, potenzialmente, Classe Dirigente) fare politica attiva ma, anzi, ne rifuggono l'esercizio fino al punto di non andare neanche a votare o, sterilizzando anche con ciò il contenuto del diritto di voto come momento di necessaria "riflessione" politica, votando "sempre gli stessi": ciò che si dice "conservatorismo". In Italia poi, ed in special modo ad Orta Nova, ci si dimentica che

"Nel definire la Classe Dirigente di una determinata società è necessario non confonderla con la classe dominante, né con la classe politica, con le quali non è detto che coincidano. Alcuni sociologi, tra i quali Luciano Gallino, hanno ravvisato l'insorgenza di una crisi del sistema sociale, proprio nel momento in cui la o le classi dominanti, pur mantenendo un certo dominio, hanno smarrito la capacità di dirigere intellettualmente e moralmente le società occidentali."

Alla luce di questa ulteriore considerazione osserviamo quindi che quello che il Moscarellismo rappresenta è (oggi)il dominio di una "classe dominante", appunto, che però, stando a quest'ultima accezione non è anche Classe Dirigente, in quanto è palese che si tratti di una "minoranza organizzata" che, "pur mantenendo un certo dominio, ha smarrito la capacità di dirigere intellettualmente e moralmente la società".

Specularmente, quindi, l'Antimoscarellismo, più che come il tentativo (che sarebbe encomiabile) di costruzione di una Nuova "Classe Dirigente", è il tentativo di imporsi da parte di un'altra "classe dominante" che sarebbe quindi inappropriata (per formazione prima di tutto) a svolgere il ruolo di Classe Dirigente propriamente detta, riproponendo quindi (in questo hai perfettamente ragione) gli stessi problemi che abbiamo ora.

In parole povere, è proprio LA MANCANZA DI UNA CLASSE DIRIGENTE propriamente detta il Male Oscuro di Orta Nova.

Ecco perchè, a mio modo di vedere, l'unica via di uscita da questa situazione è quella, appunto, di provare a COSTRUIRE UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE.

E per "costruire" qualcosa, là dove "non c'è niente" è necessaria una certa "volontà di potenza" intesa come volontà ferrea e tenace di pratica delle proprie idee, tesa a far divenire realtà ciò che esiste solo nell'immaginario, o, appunto, nelle IDEE.
Perchè se è vero che "La volontà di potenza è la volontà che vuole sé stessa, ovvero la volontà come perpetua trascendenza e rinnovamento dei propri valori. La volontà di potenza non si afferma dunque come desiderio concreto di uno o più oggetti specifici, ma come il meccanismo del desiderio nel suo stesso funzionamento incessante: esso vuole, continuamente, senza sosta, il suo stesso accrescimento, ovvero è pulsione infinita di rinnovamento..." allora etichettare la VOLONTA' DI ESSERE CLASSE DIRIGENTE (e non semplicemente "classe dominante"...) come qualcosa di negativo equivale a disconoscere il momento di "impegno civico-politico" (ovvero quel momento in cui qualcuno decide, rinunciando ad una buona parte del suo tempo libero, di impegnarisi per farsi "mandante" ed "esecutore" di interessi altrui) come momento, ( positivo ed anzi necessario alla CRESCITA di una Comunità), di LOTTA (civile s'intende) con altri gruppi sociali che aspirano a diventare (o continuare ad essere) Classe Dominante.
Si tratta in sostanza di una concezione, la Tua, che dimenticando il significato della "lotta politica" come momento (necessario per l'evoluzione e il rinnovamento della società) di COMPETIZIONE (di Darwiniana concezione) e LOTTA tra le diverse componenti (portatrici di modelli alternativi di sviluppo) della Classe Dirigente, si concentra solo sulla lotta per la conquista del privilegio di "classe dominante".

Una siffatta concezione, oltre a costituire l'ovvia conseguenza della visione della politica più diffusa che è, appunto, intesa solo come "lotta per il dominio", è anche la premessa, affinché forse le cose restino come sono.

Ecco perchè (secondo me) ad Orta Nova bisognerebbe che si riesca a formare PRIMA (della prossima competizione elettorale) una Nuova Classe Dirigente, in grado cioè di DIRIGERE ED AMMINISTRARE la Comunità. E per fare questo, basterebbe, ad esempio, creare un'Associazione che sia una vera e propria SCUOLA DI AMMINISTRAZIONE PUBBLICA. Una Scuola in cui la parte della popolazione ortese (specie quella più giovane) che ne ha il potenziale, studi (in maniera non superficiale) quali siano i PROBLEMI che affliggono la nostra Comunità e quali siano le possibili soluzioni CONCRETAMENTE (cioè sulla base della legislazione vigente ecc...) attuabili nel momento in cui ci si trovi a dover amministrare...

Ecco perchè se è vero che bisogna amare la politica, è anche vero che non si può prescindere dalla PRATICA delle politica intesa come LOTTA civica da parte di una parte della società civile di divenire (ed in questo ci vuole volontà di potenza...) PRIMA che semplice "classe dominante", anche CLASSE DIRIGENTE...
E qui arriviamo quindi alla nota dolente: quanti sono gli Ortesi (giovani e non) che hanno la volontà (di potenza? Ma magari!!!) di studiare, IMPEGNARSI e agire per divenire Classe Dirigente e non essere quindi semplicemente “classe dominante”?? Vediamo a che punto arriva la “conta”…

Saluti

Anonimo ha detto...

OGGI NELLA CITTA DI ORTA NOVA,C'è UNA VERA E PROPRIA MAFIA.
GUARDATEVI IN TORNO,MA PER BENE DOVETE FARLO.
A TUTTI I LIVELLI C'è ,MAFIA,E I CITTADINI OMERTOSI,CALANO IL CAPO.
CHE PAURA E SCHIFO MI FA TUTTO CIO...
RICORDIAMO CHE LE LOTTE NON SI POSSONO FARE PERCHE MANCANO GLI ATTORI............
GURDATE LA QUESTIO SCUOLA MEDIA,QUESTO è L'EMBLEMA DELLA MAFIA.

Anonimo ha detto...

Scusa anonimo ma cosa intendi per vera e propria mafia?

Anonimo ha detto...

PdL o Pd meno L pari sono, sembra che adesso anche Vendola....ah! Vendola! Vendola! ci stai svendendo anche tu la nostra terra!!
per essere più chiari guardatevi questo piccolo video:http://www.youtube.com/watch?v=xgPr4557p4A

(copia e incolla please!)

Anonimo ha detto...

Questa sera(8 marzo) su la7 alle 23 circa, documentario sulla Scuola Media Pertini. Sarà "tutt'appost"?...intanto passate parola!