Dal
9 dicembre 2013 in piazza P. Nenni il presidio del coordinamento 9
dicembre ha avuto molti problemi da
risolvere e si è trovato di fronte a situazioni ambigue nelle quali la difesa
delle proprie istanze e delle proprie rivendicazioni è stata, ed è in
contraddizione con quanto fatto e praticato. Prima di addentrarci in alcune
riflessioni personali, ritengo doveroso sottolineare l’abnegazione degli
uomini del coordinamento di Orta Nova per essere continuamente presenti, vigili
e attenti anche nel ‘disertare’ esasperazioni violente e illegali. Già, il
coordinamento dopo aver dialogato, giustamente,
con le istituzioni (sindaco di Orta Nova) si è anche aperto alla
possibilità di condividere percorsi con le stesse istituzioni, quasi perdendo l’autonomia
organizzativa e strategica (ancora molto confusa) del movimento. L’operazione
doveva servire a calmare gli animi (giustissimo) ed a neutralizzare la
componente violenta (giustissimo), ma ha anche de-potenziato la natura
contestativa del movimento, che credo vuole cambiare radicalmente le cose e
pertanto non può provare percorsi integrativi con chi rappresenta l’attuale
sistema. Penso che di questo i membri del coordinamento hanno avuto timore,
soprattutto della possibilità di essere considerati dei ‘traditori’, e così da
una parte mostrano il lato ‘istituzionale’, ma dall’altra parte il lato
‘contestativo’ , cercando di mantenerli entrambi. Ebbene, io penso che il
cerchiobottismo è reazionario, mentre la chiarezza non violenta,
dell’auto-organizzazione e dell’autonomia movimentista sia rivoluzionaria. Si può
dialogare con le istituzioni mantenendo un profilo autonomo e perfino
dissenziente. Mentre reputo molto importante e positiva l’idea del
coordinamento stesso di riempire di contenuti il presidio, discutendo di
signoraggio bancario, del meccanismo europeo di stabilità e di politiche economiche.
Il
movimento, in Italia, purtroppo è invaso
da forze delinquenziali e destroidi, che stanno deturpando la genuinità
rivendicativa dello stesso: l’uscita dalla miseria. Bisogna approfondire
questo aspetto, come bisogna farsi domande sul perché alla fine le attività
commerciali ‘devono’ stare aperte, non penso sia solo un orientamento giusto e
vitale dei commercianti stessi, ma anche l’imposizione di chi ha molte attività
commerciali mascherate anche attraverso presta-nomi e controlla il nostro
territorio. Per evitare tutto ciò, le persone oneste e libere non possono
stare a guardare, devono provare a orientare la protesta verso sentieri
non-violenti, per la tutela e la realizzazione dei diritti costituzionali.
Infine proprio quelle persone che si professano vicine e solidali con il
movimento, attraverso comunicati e/o altre modalità, spero si facciano
concretamente vedere, in quanto l’adesione non può essere solamente virtuale,
ma reale.
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