domenica 15 dicembre 2013

REPORTAGE DAL PRESIDIO.



Dal 9 dicembre 2013 in piazza P. Nenni il presidio del coordinamento 9 dicembre  ha avuto molti problemi da risolvere e si è trovato di fronte a situazioni ambigue nelle quali la difesa delle proprie istanze e delle proprie rivendicazioni è stata, ed è in contraddizione con quanto fatto e praticato. Prima di addentrarci in alcune riflessioni personali, ritengo doveroso sottolineare l’abnegazione degli uomini del coordinamento di Orta Nova per essere continuamente presenti, vigili e attenti anche nel ‘disertare’ esasperazioni violente e illegali. Già, il coordinamento dopo aver dialogato, giustamente,  con le istituzioni (sindaco di Orta Nova) si è anche aperto alla possibilità di condividere percorsi con le stesse istituzioni, quasi perdendo l’autonomia organizzativa e strategica (ancora molto confusa) del movimento. L’operazione doveva servire a calmare gli animi (giustissimo) ed a neutralizzare la componente violenta (giustissimo), ma ha anche de-potenziato la natura contestativa del movimento, che credo vuole cambiare radicalmente le cose e pertanto non può provare percorsi integrativi con chi rappresenta l’attuale sistema. Penso che di questo i membri del coordinamento hanno avuto timore, soprattutto della possibilità di essere considerati dei ‘traditori’, e così da una parte mostrano il lato ‘istituzionale’, ma dall’altra parte il lato ‘contestativo’ , cercando di mantenerli entrambi. Ebbene, io penso che il cerchiobottismo è reazionario, mentre la chiarezza non violenta, dell’auto-organizzazione e dell’autonomia movimentista sia rivoluzionaria. Si può dialogare con le istituzioni mantenendo un profilo autonomo e perfino dissenziente. Mentre reputo molto importante e positiva l’idea del coordinamento stesso di riempire di contenuti il presidio, discutendo di signoraggio bancario, del meccanismo europeo di stabilità e  di politiche economiche.

Il movimento, in Italia,  purtroppo è invaso da forze delinquenziali e destroidi, che stanno deturpando la genuinità rivendicativa dello stesso: l’uscita dalla miseria. Bisogna approfondire questo aspetto, come bisogna farsi domande sul perché alla fine le attività commerciali ‘devono’ stare aperte, non penso sia solo un orientamento giusto e vitale dei commercianti stessi, ma anche l’imposizione di chi ha molte attività commerciali mascherate anche attraverso presta-nomi e controlla il nostro territorio. Per evitare tutto ciò, le persone oneste e libere non possono stare a guardare, devono provare a orientare la protesta verso sentieri non-violenti, per la tutela e la realizzazione dei diritti costituzionali. Infine proprio quelle persone che si professano vicine e solidali con il movimento, attraverso comunicati e/o altre modalità, spero si facciano concretamente vedere, in quanto l’adesione non può essere solamente virtuale, ma reale.        

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